Guerra in Ucraina

Altra diga fatta saltare per fermare gli ucraini. E a Kherson i russi sparano sui civili evacuati

Ma la strategia del Cremlino è suicida, la Crimea è rimasta quasi senz'acqua

Altra diga fatta saltare per fermare gli ucraini. E a Kherson i russi sparano sui civili evacuati

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Altra diga fatta saltare per fermare gli ucraini. E a Kherson i russi sparano sui civili evacuati

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Per sapere come sovrapporre l'orrore a una tragedia in corso, citofonare Cremlino. Alla quotidiana sfilza di atrocità che si verificano in Ucraina se ne aggiunge una che fa davvero vacillare il senso comune del concetto di umanità. Le forze russe hanno attaccato una barca con cui alcuni civili stavano cercando di fuggire dal Kherson alluvionato. Colpi di arma da fuoco, alle spalle secondo alcune fonti ucraine, che hanno ucciso almeno tre persone ferendone altre 13. Non è il primo attacco ai danni di civili in fuga dopo la distruzione della diga Kakhovka ma quello di ieri, per modalità ed effetti, non può passare inosservato. Il capo dell'amministrazione ucraina di Kherson Oleksandr Prokudin, ha raccontato che uno delle vittime, un uomo di 74 anni, è stato colpito alla schiena mentre faceva scudo col proprio corpo ad una donna che si trovava accanto a lui nell'imbarcazione. Terribile.

Va avanti così, con questo clima di terrore, l'evacuazione di migliaia di persone che cercano di fuggire da un zona finita sott'acqua e dove manca tutto, dal cibo all'acqua potabile, con condizioni igienico sanitarie al limite e il rischio concretissimo di epidemie. Cadaveri di persone e carcasse di animali sono trasportati dal fiume Dnipro verso Kherson e Odessa dove il mare è diventato una distesa di morte, con, in aggiunta, anche una grande quantità di mine che aumentano il livello di pericolo. La buona notizia è che l'area allagata dsi è praticamente dimezzata con il livello dell'acqua che sta progressivamente calando ed è ora a poco più di 4 metri. Il che non significa però che l'emergenza sia finita, tutt'altro.

Ma quel che traspare è che l'operazione di sabotaggio, se così si può definire, sia di fatto «esplosa» tra le mani ai russi. Il crollo della diga di Kakhovka ha infatti «pesantemente compromesso» il canale della Crimea del Nord, principale fonte di acqua dolce della penisola occupata da Mosca. E così, la gente che Putin ha più volte detto di voler proteggere e liberare, rischia di rimanere senz'acqua. Lo conferma anche un report dell'intelligence britannica secondo cui l'acqua «smetterà presto di fluire in Crimea», richiedendo serbatoi, razionamenti e nuovi pozzi che dovranno essere scavati, aumentando quindi la mole di lavoro dei russi già impegnati in un conflitto per loro complicato più del previsto. Tanto che, come altra conseguenza dell'esplosione della diga, fatta eccezione per alcune unità, i russi hanno spostato la maggioranza delle truppe nel Kherson verso altre direzioni, soprattutto a Bakhmut e Zaporizhzhia dove la controffensiva ucraina si fa sempre più pesante. Per fermarla, ieri hanno fatto saltare in aria un'altra diga, più piccola questa volta, sul fiume Mokri Yaly nell'oblast di Donetsk provocando inondazioni su entrambe le sponde del fiume. «Non influenzerà le nostre operazioni», ha detto Valerii Shershen, portavoce delle forze di difesa.

Ma due indizi, fanno certo una prova. E al di là delle stragi ignobili e del disastro ambientale, nel bilancio del conflitto ci sono un Kherson sguarnito e una Crimea a secco.

Non esattamente un capolavoro di strategia made in Mosca far saltare la diga.

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