Altra tegola per Nogarin Dal Piemonte alla Sicilia quanti 5 stelle indagati

Nuovo «avviso» al sindaco di Livorno per una gara. E c'è pure l'assessore della Raggi

Altra tegola per Nogarin Dal Piemonte alla Sicilia quanti 5 stelle indagati

I guai giudiziari, per i sindaci pentastellati, non finiscono più. Filippo Nogarin, primo cittadino di Livorno, fa infatti il bis (dopo i problemi con Aamps) con un avviso di garanzia, che vede coinvolto anche l'ex assessore al bilancio Giovanni Lemmetti, ora in forza nella giunta romana di Virginia Raggi e che, per sua stessa ammissione, potrebbe riguardare la gara indetta dalla Spi (Società porto industriale), che è partecipata del Comune per oltre il 60 per cento, per l'individuazione di un advisor legale che seguisse le procedure per la richiesta di concordato preventivo.

Fratelli d'Italia di Livorno chiede ora le dimissioni del sindaco. «Nogarin - spiega il responsabile comunale del partito di Giorgia Meloni, Andrea Romiti, è stato votato dai cittadini affinché sciogliesse i garbugli fatti dalle precedenti amministrazioni di centrosinistra e mandasse in carcere chi ha messo di mezzo i livornesi. A causa della sua incompetenza è finito in mezzo a certe questioni per cui ora risulta indagato anche lui. Forse sarebbe il caso pensasse seriamente a dimettersi». Anche perché è possibile che il primo cittadino 5 stelle possa ricevere a breve una terza notizia di indagine per la morte delle otto persone che persero la vita, a settembre scorso, a causa dell'alluvione.

Da Nord a Sud, insomma, gli amministratori pentastellati incassano avvisi di garanzia, in barba a quell'«onestà, onestà» tanto proclamato dagli appartenenti al partito di Beppe Grillo.

A giugno scorso lo sgradito documento arrivò sulla scrivania del sindaco di Torino, Chiara Appendino, indagata per gli incidenti di piazza San Carlo, con 1.526 feriti e un morto. Il raddoppio a ottobre, con un'indagine della Procura che l'accusa di falso ideologico in atto pubblico, insieme all'assessore al Bilancio Sergio Rolando, nell'ambito dell'inchiesta su Westinghouse, ovvero il debito fantasma verso Ream, stranamente sparito dal bilancio comunale del 2016. Il M5s sdrammatizza, parlando di «atto dovuto», ma ciò che traspare è una sempre maggiore incapacità a gestire i conti comunali.

E come non parlare di Virginia Raggi, primo cittadino della Capitale, ancora indagata nell'ambito dell'inchiesta per la nomina di Renato Marra al vertice del dipartimento del Turismo Di Roma? In precedenza era già stata al centro di inchieste, con posizioni poi archiviate, tra cui quella per la nomina del suo ex capo della segreteria, Salvatore Romeo.

C'è poi Patrizio Cinque, sindaco di Bagheria, finito in guai giudiziari per questioni riguardanti abusivismo edilizio, gestione del Palasport e affidamento del servizio rifiuti, in un incartamento della Procura di Termini Imerese. Oltre a lui sono finite nell'indagine altre 22 persone, tra le quali il vicesindaco.

Problemi anche per la grillina Rosa Capuozzo, sindaco di Quarto, nel Napoletano, citata nelle carte della Procura per alcune intercettazioni da cui risulterebbe che veniva ricattata da un consigliere comunale. La donna è stata cacciata dal Movimento 5 stelle. Stessa sorte che fu riservata al primo cittadino di Parma, Federico Pizzarotti, che si «dimenticò» di segnalare al suo partito di essere indagato per la questione del Teatro Regio.

Pensare che, nel codice di comportamento dei candidati ed eletti del Movimento,

all'ultima riga del documento si legge espressamente che si deve dichiarare «di non essere a conoscenza di essere sottoposto a indagini o procedimenti penali». Se non si trattasse di questioni serie ci sarebbe quasi da ridere.

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