Cronache

Altri due afroamericani fermati e uccisi. I "nuovi" video che agitano l'America

Un anno fa un morto in Texas. Gridava: "Non posso respirare". Altra vittima in New Jersey a marzo. Entrambi erano disarmati

Altri due afroamericani fermati e uccisi. I "nuovi" video che agitano l'America

È destinata ad accentuarsi la polemica sull'uso eccessivo della forza da parte della polizia americana. A rischiare di riaccendere gli animi negli Usa sono altri due video diffusi poco prima del funerale di George Floyd, l'afroamericano soffocato da un agente a Minneapolis.

Il primo filmato riguarda un episodio che risale al 28 marzo 2019, ma è stato reso noto solo ora: scene riprese dalla bodycam di un poliziotto ad Austin, in Texas, che mostrano un 40enne di colore, Javier Ambler, mentre viene arrestato per non essersi fermato all'alt della polizia. Dopo un inseguimento Ambler scende dall'auto disarmato e con le mani alzate, ma nel bloccarlo gli agenti gli premono il collo. L'uomo grida più volte «non posso respirare» e chiede pietà, fino a che non perde i sensi e muore prima dell'arrivo dei soccorsi. Ancora una volta, fatale è la stretta al collo (chokehold), la stessa usata dagli agenti contro Floyd. Un altro video, invece, riguarda un episodio avvenuto in New Jersey il 23 maggio, due giorni prima della morte del 46enne in Minnesota. Le immagini catturano l'uccisione di un afroamericano disarmato dopo essere stato fermato da un poliziotto bianco per eccesso di velocità. Nel filmato si vede l'agente che chiede al giovane - Maurice Gordon, 28enne di Poughkeepsie, nello stato di New York - di sedersi nella propria gazzella in attesa del carro attrezzi, dopo che la sua auto è finita in panne. Gordon attende 20 minuti, poi si toglie la cintura di sicurezza ed esce dalla vettura. L'agente gli urla di rimanere dentro, lui invece per due volte cerca di sedersi al posto di guida: la prima l'agente usa lo spray urticante, la seconda lo spinge fuori dall'auto e durante una colluttazione gli spara sei volte. A diffondere il video è l'attorney general del New Jersey, che sta indagando sull'episodio, mentre il poliziotto è stato sospeso in attesa dell'esito dell'inchiesta.

Nella Grande Mela, invece, un agente è accusato di aggressione, molestie e minacce dopo essere stato ripreso in una clip mentre spinge violentemente una donna a terra durante le proteste. Donald Trump, da parte sua, è intervenuto sul caso del manifestante di 75 anni scaraventato a terra dagli agenti durante le manifestazioni a Buffalo, dicendo che a suo parere Martin Gugino «potrebbe essere un provocatore antifa». Per il presidente americano, dal video sembra probabile che l'uomo stesse cercando di sabotare le apparecchiature per le comunicazioni in dotazione ai poliziotti che aveva avvicinato. Secondo la portavoce della Casa Bianca Kayleigh Mcenany, inoltre, il tycoon è «sconcertato» dal movimento «Defund the Police», «Togliere fondi alla polizia», slogan nato durante le proteste che punta a depotenziare le forze dell'ordine. Trump però non è l'unico a criticare la campagna, su cui ha espresso perplessità anche il suo rivale democratico Joe Biden. La portavoce ha precisato che il Comandante in Capo sta esaminando una serie di proposte per riformare la polizia, ma boccia la proposta di legge dem, che ritiene sia destinata al fallimento.

A New York, invece, ha preso il via il processo di approvazione di un ampio pacchetto di riforme per l'Nypd, che parte dal divieto della presa al collo.

Si tratta di norme che rivedono drasticamente lo status quo e sfidano il potente sindacato della polizia contrario a ogni modifica, soprattutto a quella di rivelare i precedenti disciplinari degli agenti, finora per legge nascosti, rendendo virtualmente impossibile sapere se hanno alle spalle una storia di abusi.

Commenti