RomaE i due leader? Ai giardinetti. Del resto Grillo e Casaleggio hanno una certa età, Beppe pure qualche problema di stomaco, come si è visto dopo l'abbuffata di tartufi. Allora, la successione è vicina? «Io non ho più parole - spiega - le hanno dette già tutte qui sul palco. Bravo Di Maio, che viene da un paesino, e anche Di Battista. Ci faranno fuori e ci spediranno al Parlamento europeo come Mastella».
Ma il vero delfino sembra Luigi Di Maio. È lui che trattava in streaming con Renzi, è lui ad aver vinto il «derby dei Di» con Alessandro Di Battista, è lui che dal Circo Massimo parla della «rivoluzione del M5S». Dietro c'è un piccolo giallo. L'intervento del vicepresidente della Camera, il governo a cinque stelle, era stato annunciato sul blog del movimento, poi il tema era stato cambiato in «terra dei fuochi». Invece eccolo Di Maio chiamato ad illustrare quello che avrebbe fatto un esecutivo pentastellato. «Avremmo applicato i 20 punti del programma: l'abolizione dell'Irap, reddito di cittadinanza, sfruttamento del sottosuolo energetico, legge sulla scuola».
Il doppio cambio di programma è forse solo un modo per non mettergli troppa pressione addosso, il tentativo di non bruciarlo. Lui però nega. «Si è parlato di leadership, di incoronazione, voglio dirlo chiaramente: se volete cercare un leader andate alle feste dell'Unità. Qui siamo una comunità con tante teste pensanti, ma nessuna testa di legno». Eppure era stato lo stesso Di Maio, in tv a Che (fuori) tempo che fa , a giocare a fare il predestinato, annunciando una squadra di governo da proporre ai militanti per rompere gli argini alla prossima tornata elettorale. «Alle ultime elezioni abbiamo mancato il premio di maggioranza per solo il tre per cento». «Abbiamo capito chi sarà il candidato premier del M5S», la risposta di Fazio e Gramellini. E Di Maio, sorridente: «Io questo non l'ho detto».
Ma per il futuro c'è tempo, Grillo è ancora al timone. Il suo programma politico prevede per oggi una spedizione a Genova. «Andremo con i parlamentari del movimento, mi hanno detto quasi tutti di sì. Chiederemo le dimissioni del sindaco Doria. Alle Camere sono abituati a spalare merda, spalare fango sarà la stessa cosa». Il comico dovrà però rimandare il viaggio, la città è chiusa per almeno altre 24 ore, l'allerta è al livello due.
L'alluvione gli dà lo spunto per dire che «la peste rossa sommergerà il Paese» e per prendersela con «i massoni al governo: non ho nulla contro di loro, però se vogliono governare, si facciano un partito della massoneria». Palazzo Chigi, sostiene, ci sta portando alla rovina. «L'Italia sta andando a bagno. Consigliamo Renzi di affrettarsi, non abbiamo più mille giorni. Dobbiamo andare in default, quando toccheranno pensioni e stipendi saremo col culo per terra». E i Cinque stelle, che faranno? «Usciremo dal Parlamento ma non dando le dimissioni».
Intanto il capo gruppo emiliano Andrea Defranceschi, condannato dalla Corte dei conti per una storia di fondi, viene espulso. La manifestazione è finita. «Dato che siamo qua, perché non facciamo due passi a fare i testimoni di Napolitano? Non siamo mica carcerati».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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