Altro che fisco amico: imprenditore costretto a pagare l'Ires due volte

Deve 900mila euro alle Entrate: ma quando salda si presenta l'ex Equitalia. Che vuole la stessa cifra

Altro che fisco amico: imprenditore costretto a pagare l'Ires due volte

Nel mondo normale, il creditore avrebbe alzato il calice alla salute del debitore che aveva versato a razzo la cifra richiesta. Ma con il fisco tricolore non funziona così, non sempre almeno. L'Agenzia delle entrate di Bergamo incamera la cifra, quasi un milione di euro, e intanto dà ordine al suo braccio armato, la famigerata Equitalia che oggi non si chiama più così, di far partire la procedura esecutiva. Con tanto di pignoramento dei conti e iscrizione ipotecaria.

È una pagina di vergogna nazionale quella che arriva da Bergamo, una storia surreale che non si riesce quasi a credere tanto è burocraticamente feroce nel suo ottuso svolgimento. L'imprenditore, una holding attiva nell'immobiliare e nell'industria, ha commesso il gravissimo errore di anticipare le fatidiche cartelle dell'ex Equitalia, che perde il nome ma non il vizio, e di girare l'importo direttamente all'Agenzia delle entrate che ora pretende pure il secondo pagamento, questa volta nelle mani del suo agente.

Una serie di rimpalli incredibili, alla faccia del fisco amico, del fisco che finalmente si presenta come partner del contribuente, del fisco che non spreme più cittadini e artigiani, ma dialoga con loro alla pari. Belle parole, perfette per un convegno in favore di telecamere. La realtà parla un altro linguaggio.

Almeno a Bergamo. Incipit: la società riceve una visita delle Fiamme gialle che contestano oltre 10 milioni di imposte Ires non versate e elevano una multa astronomica, del valore di 14 milioni. Un prologo non proprio incoraggiante. Ma il peggio deve ancora venire. La Commissione tributaria, interpellata dagli avvocati Vincenzo Cavallaro e Sebastiano Stufano, un professionista che ha appena vinto il premio come «Fiscalista dell'anno», sgonfia come un palloncino la colossale parcella: l'Ires dovuta si riduce da più di 10 milioni a meno di uno. Per la precisione 907.500 euro. E anche la sanzione, che è ancora oggetto di possibili ricorsi e quindi non è stata ancora accreditata, fa la cura dimagrante, scendendo a quota 1,4 milioni.

A Bergamo, al quartier generale della holding, ritengono di poter chiudere così il contenzioso e l'8 settembre, senza perdere altro tempo, versano i 907.500 euro sul conto dell'Agenzia delle entrate. La storia potrebbe pure finire qua, a parte la coda sull'entità della sanzione. E, invece, il fisco comincia uno strepitoso balletto. L'Agente della riscossione, insomma l'ex Equitalia, bussa senza tanti complimenti e consegna la dichiarazione di guerra: il 27 settembre parte la comunicazione preventiva di iscrizione ipotecaria, il 6 ottobre arriva l'intimazione di pagamento, il 16 dello stesso mese ecco pure il pignoramento dei crediti presso terzi. C'è però un piccolo dettaglio che dev'essere sfuggito all'Agente: si combatte sul niente, la holding ha già pagato, anche se c'è una modesta integrazione sugli interessi. Dunque, Cavallaro e Stufano tempestano i due interlocutori di lettere per chiarire l'equivoco. Che però s'ingarbuglia. L'Agente va avanti per la sua strada come se nulla fosse, mentre l'Agenzia delle entrate, più sorda di un sordo, si supera e risponde serafica: «Gli importi contestati sono correttamente dovuti. È tuttavia possibile richiedere il rimborso delle somme erroneamente pagate con F24».

Sembra di sognare, ma intanto l'incolpevole società deve

fronteggiare i pignoramenti, le carte bollate, le perplessità degli istituti di credito. Ora la pratica è atterrata alla Commissione tributaria di Bergamo. Si spera che i giudici mettano la parola fine a questo scandalo.

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