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Altro che Hillary: la vera star è Michelle

La signora Obama ben più brillante del marito. E c'è già chi la immagina al suo posto in futuro

Altro che Hillary: la vera star è Michelle

Filadelfia - Parla da leader navigato, comunica con linguaggio del corpo in stile hip hop, tocca il cuore delle mamme e delle donne lavoratrici, e incanta il popolo americano. Dopo 15 minuti sul palco del Wells Fargo Center la platea democratica si chiedeva se fosse lei, Michelle Obama, la vera candidata alla Casa Bianca. La First Lady ha tenuto banco nella giornata inaugurale dei lavori della Convention dell'Asinello a Filadelfia con un discorso appassionato e appassionante, che dopo giorni di divisioni, conflitti e scandali, è riuscito a strappare il primo vero applauso corale. Tanto che è già stato definito uno degli interventi più emozionanti e potenti nella storia moderna della politica a stelle e strisce.

«È difficile credere che siano passati otto anni da quando sono venuta qui a dirvi perché mio marito sarebbe stato un buon presidente», esordisce Michelle, accolta da un pubblico in visibilio. Il suo è un appoggio forte e incondizionato alla candidata dem: «Penso che ci sia solo una persona qualificata per essere il prossimo presidente degli Stati Uniti, ed è la nostra amica Hillary Clinton». Michelle è travolta dagli applausi, ma il suo sostenitore più importante la sta seguendo da casa, in tv. È il marito Barack, che su Twitter commenta: «Un discorso incredibile da parte di una donna incredibile. Io non potrei essere più orgoglioso, e il nostro Paese è fortunato ad averla come First Lady. Ti amo Michelle».

Le parole della moglie di Obama, chiare e dirette, rompono la tensione con cui si era aperta la kermesse, tra i fischi alla Clinton e le lacrime dei fan di Bernie Sanders per la sua «resa». Ma nell'intervento della Prima Donna d'America c'è anche tanta emozione, come quando ricorda il primo giorno in cui le figlie «Sasha e Malia hanno lasciato la Casa Bianca per andare a scuola, in una serie di Suv neri con tanti uomini armati». »Le mie figlie, due bellissime ragazze nere, si svegliano ogni giorno in una casa costruita da schiavi - aggiunge - e ora grazie a Hillary danno per scontato che una donna può essere presidente degli Stati Uniti». Michelle volteggia dalle esperienze personali al sostegno alla candidata democratica, e non risparmia riferimenti indiretti a Donald Trump, criticandolo senza mai nominarlo: «Non lasciatevi dire da nessuno che questo Paese non è grande, perché è il più grande al mondo».

E se come di suo solito il tycoon commenta provocatoriamente gli altri oratori, non dedica neppure un cenno alla regina della serata. Un silenzio che da alcuni osservatori viene interpretato come un tacito plauso alla bravura e al piglio di Michelle. O forse, come affermano i detrattori del candidato del Grand Old Party, il necessario pudore dinanzi ad una performance lontana anni luce da quella di sua moglie Melania. I discorsi perfetti della moglie di Obama fanno talmente invidia ai repubblicani che Lady Trump ha pensato di utilizzarne verbatim alcune frasi: dietro questi interventi c'è Sarah Hurwitz, laureata a Harvard, ed ex speechwriter della Clinton, che da sette anni lavora a stretto contatto con Michelle, dando forma ai suoi pensieri. E questo potrebbe non essere l'unico elemento di continuità tra le due, poiché dopo la performance nell'arena del Wells Fargo Center sono in tanti a pensare (e sperare) che Michelle segua le orme di Hillary, presentandosi come senatrice quando insieme al marito lascerà la Casa Bianca.

E dando inizio ad una scalata che potrebbe riportarla a Pennsylvania Avenue, ma questa volta come presidente.

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