
Tredici civili uccisi e oltre 120 feriti sotto le bombe, la scorsa notte. A Teheran? A Tel Aviv? Ma no: a Kiev. Perché mentre Israele e Iran si scambiano missili mortiferi e il mondo trattiene il fiato nel timore di veder deflagrare un nuovo gigantesco conflitto in Medio Oriente, l'aggressione della Russia all'Ucraina continua. E tocca, anzi, livelli straordinari di brutalità. Perché nella capitale ucraina, sebbene il Cremlino sostenga il contrario ripetendo una sua tipica menzogna inaugurata già all'inizio della guerra, il bersaglio dei missili e dei droni è la popolazione civile e non obiettivi militari come invece avviene almeno il più delle volte quando è la Russia ad essere colpita.
Immagini impressionanti mostrano palazzi residenziali di Kiev centrati in pieno da droni russi e danno l'idea della strage che sta venendo perpetrata con il consenso di fatto di Donald Trump. Soprattutto smentiscono la menzogna del Cremlino di cui sopra.
La scorsa notte è stata la quarta in questo mese in cui la Russia ha lanciato sulle città ucraine oltre 400 tra missili e droni in una sola notte: per dare una misura, nell'intero giugno 2024 erano stati in tutto 544. Per la precisione, la scorsa notte sono piovuti su Kiev, Odessa e altre città 440 droni carichi di esplosivo, e ben 428 sono stati abbattuti dalla contraerea ucraina.
Crollano le braccia nell'accorgersi che Vladimir Putin fa impennare l'intensità dei bombardamenti proprio mentre Trump prende le sue difese e sconcerta il mondo proponendo il dittatore russo perfino come mediatore tra Israele e quell'Iran del quale è strettissimo alleato. Nemmeno il fatto che una delle tredici vittime della scorsa notte a Kiev fosse un cittadino americano ha smosso le assurde certezze di Trump. Il portavoce del Cremlino non ha mancato di ringraziarlo per aver svillaneggiato al G7 canadese (oltretutto facendo una ricostruzione storica del tutto sbagliata) l'ex premier di Ottawa, Justin Trudeau, indicandolo come il responsabile di quello che secondo lui è stato un grave errore, ossia estromettere nel 2014 dall'allora G8 la Russia di Vladimir Putin. «Putin non è affatto contento di questo ha detto Trump davanti all'attuale premier canadese Carney e io sono d'accordo con lui».
Al presidente americano sfugge che la Russia era stata espulsa dal G8 perché con la sua prima aggressione all'Ucraina si era per propria scelta autoesclusa dal sistema di valori occidentale. E con le sue parole attuali, Trump conferma purtroppo che a lui di quel sistema di valori pochissimo importa, perché non sono i suoi. Logica la soddisfazione di Putin, che si sente di conseguenza perfino incoraggiato dalla Casa Bianca a massacrare gli ucraini impunemente e suscita altrettanta rabbia e inquietudine in Volodymyr Zelensky.
Il presidente ucraino non ha potuto che deprecare il fatto che Trump probabilmente non per caso abbia anticipato la sua ripartenza dal Canada, a G7 ancora in corso, evitando di incontrarlo come era stato programmato. E ha lamentato l'insufficienza della reazione non solo militare, ma anche morale delle potenze occidentali di fronte al continuo crescere della brutalità russa ai danni del suo Paese. Questo mentre la Commissione Europea annunciava una proposta per bloccare nuovi contratti per l'acquisto di gas e petrolio dalla Russia, un piano che comunque avrebbe effetti sostanziali solo alla fine del 2027.
In pratica - anche se già oggi l'import europeo di gas russo pesa solo per il 19% del totale a fronte del 45% a inizio 2022, mentre il petrolio è crollato dal 27% al 3% - Putin potrà continuare a finanziare la sua guerra anche coi nostri soldi per un anno e mezzo ancora.