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Altro che Semplificazione, Mattarella boccia il decreto

Il dubbi del capo dello Stato: oltre 60 emendamenti stralciati dal testo. Casalino: «Grosso problema»

Altro che Semplificazione, Mattarella boccia il decreto

«No, così non va bene. Se non lo modificate, scordatevi la mia firma e la conversione in legge». Altro che decreto semplificazione, sembrava quasi un'altra Finanziaria. Troppi articoli, ha spiegato Sergio Mattarella, troppe «materie disomogenee», troppa confusione. Insomma, «dovete cambiarlo». La moral suasion del Colle stavolta è stata molto diretta e la maggioranza si è dovuta adeguare. Un bel taglio al testo in discussione al Senato, solo una ventina di emendamenti ammessi al voto da Elisabetta Casellati, stralciati e rimandati a tempi migliori gli altri 62, giudicati «non urgenti e attinenti»

Dentro un po' di tutto. Trivelle, autostrade, Ncc (che ieri sono scesi in piazza per protestare), ma anche divise della polizia, xylella e mancette varie. Quando il capo dello Stato lo aveva firmato, il 15 dicembre, il provvedimento aveva solo dieci articoli, poi, strada facendo, in Parlamento si era irrobustito fino ad arrivare a 62 pagine di articoli e commi. Dunque, il solito decretone-omnibus, da convertire in fretta perché scade il 12 febbraio, che la Corte Costituzionale da tempo ha vietato, stabilendo che l'unica legge che può, anzi deve, affrontare materie diverse è la manovra di fine d'anno. Da qui l'intervento preventivo del Quirinale, un vero e proprio altolà al governo: la «disomogeneità delle norme» non consente la firma. «Abbiamo un grosso problema con il Colle», ha spiegato lo stratega grillino Rocco Casalino ai suoi, invitandoli quindi a concentrarsi su una ventina di punti principali e di rassegnarsi per gli altri a un disegno di legge urgente di iniziativa parlamentare. Così in serata la Casellati annuncia che si discuterà di aiuti alle vittime di Rigopiano e di riduzioni fiscali alle organizzazioni no profit ma non di olivi pugliesi e di web tax.

Al Quirinale si respira contenuta soddisfazione per aver frenato «l'ultimo treno per Yuma», come veniva già chiamato il decreto semplificazione. Ora l'attenzione è sugli sviluppi del viaggio attraverso le Camere del reddito di cittadinanza, che Mattarella ha appena siglato. Occhio anche alla Tav. Lega e M5s hanno deciso di presentare una mozione comune, anche se le posizioni sull'opera sono opposte. Salvini è per il sì, Di Maio per il no, come è possibile che si mettano d'accordo? Secondo l'opposizione è solo un modo per perdere tempo e scavallare le europee. «Buttano la palla in tribuna».

E poi c'è l'immigrazione. Mattarella, raccontano, «segue costantemente la vicenda della Sea Watch», è «in contatto» con Giuseppe Conte e «senza interferire con le decisioni del governo, auspica ovviamente che si trovi una soluzione». Già in passato il presidente aveva detto che «il fenomeno va governato con progetti di lungo periodo e con un approccio multilaterale». Bisogna coinvolgere l'Europa, però senza rinunciare al valore della solidarietà. «Tra le tante cose positive del nostro Paese - dice ricevendo un gruppo di studenti - che apprezzo continuamente è la capacità di tanti, tantissimi italiani, di aiutare quelli che sono in difficoltà.

È quello che ci fa andare avanti».

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