Erica Orsini
Londra Sulla Brexit i Lord battono il governo due a zero. Dopo aver votato a favore dell'emendamento che tutela i diritti dei cittadini stranieri già in Inghilterra, ieri sera, dopo tre ore di estenuante discussione, la Camera dei Lord porta a casa un'altra importante vittoria. Con 366 voti su 268 la Camera Alta si è espressa a favore di un voto finale parlamentare sull'accordo per uscire dall'Unione. Vale a dire che, a meno che la situazione non venga rovesciata alla Camera dei Comuni, il Parlamento potrà avere l'ultima parola sul documento finale che sancirà, una volta ultimate le trattative, l'uscita della Gran Bretagna dalla Comunità Europea.
Una brutta battuta d'arresto per il governo di Theresa May che si è detto deluso dal risultato e che ora spera di poter trovare più comprensione alla Camera bassa. Se però le cose non cambiassero, l'abbandono definitivo potrebbe subire notevoli ritardi. Esprimendosi a favore dell'emendamento, il senatore Lord Pannick ha affermato che in questo modo si consente al Parlamento di esercitare un certo controllo sul processo di uscita e questo è importante. «Spetta al Parlamento decidere se preferisce accettare oppure no i termini dell'accordo offerti dall'Europa - ha spiegato ieri - così avremo la garanzia che il governo rimetta ad entrambe le Camere l'approvazione del risultato ottenuto dalle future negoziazioni».
Di parere opposto il ministero Lord Bridges che sostiene come, una volta invocato l'articolo 50 del trattato di Lisbona, il processo d'uscita si renda irrevocabile e l'emendamento in questione sia perciò poco chiaro su che cosa accadrebbe nel caso che la Gran Bretagna e l'Unione non fossero in grado di raggiungere un accordo formale sui termini dell'uscita. «Usciremo con o senza un accordo», ha spiegato, insistendo che il Parlamento non sarà certo tenuto all'oscuro di quanto sta accadendo nell'arco dei prossimi due anni di trattative.
Dura la reazione al voto del segretario per la Brexit, David Davis, secondo il quale i Lord stanno mettendo a rischio il
desiderio del Paese di iniziare le negoziazioni prima possibile. «È chiaro che qualcuno in Parlamento vuole compromettere questo processo -ha detto - ed è intenzione di questo governo fare in modo che questo non accada».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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