L'economia digitale non ha creato solo Bitcoin, con cui è possibile abbonarsi al Giornale, che in tal modo ha segnalato una novità più vasta. Infatti anche Amazon ha creato la sua moneta e sembra che la voglia creare anche Google. Se tutti i grandi gruppi mondiali che operano in rete nel commercio elettronico, nella finanza on line e nell'informazione creeranno la propria moneta, ciò è destinato a sconvolgere il sistema bancario e monetario mondiale. L'economia digitale ha già sconvolto i sistemi tributari, perché i grandi gruppi possono ubicarsi dove l'imposta sui profitti è più bassa, approfittando del fatto che le leggi fiscali non definiscono bene il luogo ove sorge il profitto tassabile.
Ma a ciò si può rimediare, stabilendo che la nozione di ramo d'impresa riguarda il luogo ove essa fa stabilmente i suoi affari, anche se quel territorio è l'etere. La questione dell'emissione di moneta da parte di Amazon o Google o, magari in futuro, da parte di Ali Baba, il gigante cinese del commercio elettronico, fa avverare la tesi dell'economista liberista italiano dell'ottocento Francesco Ferrara, che voleva la concorrenza nell'emissione di moneta. La moneta elettronica è una moneta fiduciaria, come quella delle banconote rispetto all'oro. Con la differenza che essa non è un derivato della moneta primaria oro, ma della moneta cartacea attuale slegata dall'oro: che è il dollaro Usa, l'euro o lo yuan cinese eccetera. Bitcoin, la moneta di Amazon e analoghe sono titoli di credito fiduciari come una cambiale o una carta di credito prepagata, emessa dalla Posta o appoggiata a un prestito sociale a una cooperativa di supermercati di cui si è soci. Se è lecito emettere queste carte di credito, che facilitano i pagamenti, non si può proibire a una società commerciale che opera in rete, come Amazon, di emettere una sua «moneta» che, primariamente, serve per comperare i suoi prodotti. Ma altri la possono accettare in pagamento, anche se non pensano di utilizzarla per comperare su Amazon, perché ritengono di poter pagare con essa un proprio creditore, che a sua volta la vuole usare per pagare terzi soggetti.
Chiunque, se non riesce a pagare un creditore con la moneta di Amazon, può sperare di comprare in rete prodotti di Amazon, in dollari o euro o le altre monete, sperando che ci sia abbastanza magazzino in Amazon per soddisfare tutti coloro che ne hanno unità monetarie e le vogliono convertire in merce del gruppo. Cioè questa moneta è garantita dalla merce di Amazon, tramite i dollari (o gli euro ecc. che rappresenta). Ha però il problema che Amazon sia solvibile e che il suo valore non sia troppo fluttuante con la moneta sottostante. Ciò dipende dalla domanda e offerta che se ne fa, cioè dalla sua diffusione, come Bitcoin, che ha come contro valore tutti coloro che operano in Bitcoin. Con queste nuove monete elettroniche la piramide rovesciata della creazione di moneta, dovuta ai derivati, è destinata ad ampliarsi. Si può ipotizzare un raddoppio dei derivati. In effetti, con queste monete i pagamenti sono più rapidi che tramite banca, perché istantanei o quasi. Inoltre non ci sono commissioni e la tracciabilità è simile a quella delle banconote, qualora lo Stato non decida di controllare le operazioni in questione, tramite poteri di accesso alla rete che può avere, in base ai poteri antiriciclaggio.
La fluttuazione del valore di queste monete elettroniche però sconsiglia di tenerne importi troppo elevati o di investire in esse su basi mensili, annuali, pluriennali.
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