Cronaca nera

Ammazza la moglie. Poi spara alla polizia e si toglie la vita in casa

L'ex guardia giurata taglia la gola alla compagna. La lite con gli agenti e il suicidio. I figli erano fuori

Ammazza la moglie. Poi spara alla polizia e si toglie la vita in casa

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Uccide la moglie, spara alla polizia, si barrica in casa. Ore di trattative, ma quando le forze speciali fanno irruzione Pasquale Pinto, 54 anni, guardia giurata, si è appena suicidato. Mattina di terrore in via Raffaele Testa, a San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli, quando l'uomo, disoccupato, approfittando dell'assenza dei tre figli afferra un coltello e taglia la gola alla donna, Eva Kaminska, 48 anni.

Poi si affaccia alla finestra e, pistola alla mano, urla: «L'ho ammazzata». I vicini sentono esplodere colpi di pistola mentre accorrono le volanti. Per tutta risposta l'uomo spara ancora colpendo una macchina della polizia. Arriva un funzionario esperto in trattative. Inizia un lungo dialogo con l'assassino.

In seguito a una rapina, in cui viene ferito e gli viene sottratta la pistola, viene sottoposto a un provvedimento disciplinare dall'istituto privato in cui presta servizio. Segue la sospensione e con quella niente paga. Agli inquirenti il compito di accertare come si sia procurato una seconda pistola, visto che quella d'ordinanza gli è stata rubata. Disperato, probabilmente depresso, Lino non sa più come mantenere la famiglia. Ieri il tragico epilogo: due figli sono a scuola, un altro è in gita scolastica. L'uomo, forse al culmine di un litigio con la moglie in camera da letto, afferra un coltello e le taglia la gola. Poi, a cavalcioni sul davanzale del terzo piano, grida mostrando l'arma. Qualcuno lo riprende con lo smartphone, il video finisce subito in rete. I reparti speciali sono pronti a intervenire. L'uomo parla per un'ora, improvvisamente si azzittisce. Dall'appartamento si sente il rumore di una sedia, forse vuole bloccare la porta d'ingresso. Anche i vigili del fuoco sono pronti a forzare la serratura. Sono le 11,10 quando le teste di cuoio irrompono con caschi e giubbotti antiproiettile. L'uomo è senza vita, a terra, accanto alla donna. Non è chiaro come si sia suicidato, si pensa abbia ingerito un veleno.

Compito degli assistenti sociali, adesso, raccontare ai tre ragazzi, 14, 16 e 18 anni, che i genitori non ci sono più. Il maggiore è in crociera con la scuola nel Mediterraneo e si spera non abbia visto il video in rete.

Una tragedia, l'ennesima, che forse si poteva evitare. È il 24 maggio 2020 quando a Primavalle, Roma, Nicola Russo, 67 anni, vigilante in pensione, uccide la moglie Gerarda De Gregorio, 63 anni, davanti al figlio, alla moglie di questo e ai nipotini, per poi spararsi con una calibro 7,65. Passa un anno e a Colle Romito, sul litorale romano, uno squilibrato, Andrea Pignani, ingegnere, prende la pistola del padre morto, ex guardia giurata, e uccide due bambini di 5 e 7 anni e un anziano, si barrica in casa per poi esplodere l'ottavo colpo calibro 9 su sé stesso. In più di 40 anni nessuno ha chiesto alla vedova la restituzione dell'arma.

«Il sistema ideato nel 2000 per monitorare le armi passate in eredità ai parenti di poliziotti, carabinieri, guardie giurate, militari, cacciatori deceduti o in pensione, non è attivo», spiega Vincenzo Del Vicario segretario nazionale del Savip, sindacato autonomo vigilanza privata.

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