Roma - Le analisi del sangue? Si fanno gratis, in ospedale, per amici e parenti. Niente file e soprattutto niente denaro da sborsare per il ticket regionale. Succede al Giovan Battista Grassi.
A scoprire la truffa le fiamme gialle di Ostia, allertate dalla stessa direzione sanitaria dopo la «soffiata» dell'ex marito di un'infermiera di Chirurgia generale. La denuncia, anonima, parla di un sistema ben consolidato e che andrebbe avanti da tempo. «Per accedere al laboratorio interno - spiega il colonnello Ferdinando Falco, comandante del II Gruppo Roma della Guardia di Finanza - si entra nel sistema informatico della Asl, tramite password, e si inserisce il paziente in quelli ospedalizzati. Così non solo si evitano le code allo sportello del Cud ma si usufruisce della prestazione gratis». La telefonata alla direzione sanitaria è circostanziata. Fa nomi e cognomi e racconta come passare davanti agli altri malati. I finanzieri studiano ricette, certificati, cartelle cliniche. E arrivano ai responsabili della truffa: due medici di reparto e 139 paramedici, infermieri, portantini, capo sala. Sono 523 i furbi inseriti nella corsia preferenziale, gratuita, dai dipendenti compiacenti. In un solo anno il denaro sottratto al Grassi è di 30mila euro. «Non siamo andati oltre quel periodo - spiegano i finanzieri -, altrimenti la somma sarebbe stata ben più elevata». Per avere la prestazione senza passare dal Centro Unico di Prenotazione al mutuato basta allertare l'amico infermiere, che lo accompagna in sala prelievi. Da qui le provette finiscono direttamente in laboratorio. Il referto, infine, viene «intercettato» dal dipendente e consegnato al paziente. Un gioco da ragazzi. «Verificata la denuncia - spiega a il Giornale Simona Amato, direttore aziendale Asl Rm3 - abbiamo immediatamente informato la Procura -. È una triste storia perché non solo impoverisce le casse dell'azienda pubblica ma colpisce direttamente gli utenti che si vedono scavalcare dai furbetti di turno e sono costretti a lunghe code. Come primo provvedimento abbiamo recuperato la lista dei pazienti che non hanno pagato, calcolato il danno e chiesto a ognuno la restituzione del denaro. Ci siamo costituiti parte civile per il danno morale, d'immagine e patrimoniale. Infine abbiamo cambiato il sistema interno: non si può più inserire un paziente fra quelli ospedalizzati se non esiste una cartella aperta e se non risulta presente al day hospital. Quindi facciamo controlli sistematici e a random».
I dipendenti, accusati di truffa aggravata al Ssn, dovranno vedersela anche con la Corte dei Conti. Tempo addietro due impiegate alle casse del poliambulatorio Vasco de Gama vengono arrestate: le donne arrotondano lo stipendio sottraendo il denaro sborsato dai pazienti per il ticket. Come? Basta registrare la prestazione con il codice esenzione per basso reddito, disoccupazione, gravidanza a rischio o tossicodipendenza.
Ai pazienti consegnano il foglio timbrato con il pagamento effettuato, alla Asl lasciano copia riveduta e corretta. Un cassiere del Grassi fa la stessa cosa: scoperto, viene mandato in prepensionamento e condannato a restituire, a rate, il maltolto.
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