Anche Burlando nei guai per i veleni dei De Benedetti

Il governatore ligure indagato nell'inchiesta sulla Tirreno Power di Vado Ligure incontra il governo e invoca un decreto modello Ilva: «Si tutelino salute e lavoro»

Anche Burlando nei guai per i veleni dei De Benedetti

Disastro ambientale. Il capo d'accusa è di quelli che fanno paura solo a sentirli nominare. È quello formulato dalla procura di Savona riguardo l'attività della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure. Dopo i primi cinque indagati, tutti funzionari dell'azienda, sono state iscritti nel registro degli indagati altre 40 persone tra cui il presidente della Regione Claudio Burlando, l'assessore all'Industria Renzo Guccinelli, la direttrice del dipartimento ambiente Gabriella Minervini, i sindaci di Savona e Quiliano, insieme ad altri dirigenti della centrale e a funzionari regionali e ministeriali. Secondo la procura chi vive nelle prossimità della centrale rischia di ammalarsi o di morire a causa di malattie respiratorie e cardiovascolari. Troppi negli ultimi anni i decessi ritenuti sospetti così come e i ricoveri di adulti e bambini a seguito di complicazioni polmonari. Almeno secondo i consulenti di parte, i cui dati però non combaciano con le rilevazioni effettuate dalla regione.

La centrale elettrica a carbone di Vado Ligure è sotto sequestro dal 13 marzo scorso per violazioni all'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale. L'azienda è detenuta al 39% da Sorgenia, che fa capo alla Cir della famiglia De Benedetti (proprio ieri il patron Carlo ha confermato di aver trasferito la sua residenza civile e fiscale in Svizzera), da anni al centro delle polemiche e nel mirino per l'inquinamento prodotto. La regione ha cercato di mediare tra azienda e governo perché fosse trovata una soluzione che salvaguardasse i circa 600 posti di lavoro, finora senza successo.

Un film dai contorni farseschi già andato in scena due anni fa a Taranto, quando l'Ilva venne chiusa, riaperta, richiusa e poi riaperta in un susseguirsi di inchieste giudiziarie all'italiana. Anche in quel caso identico dilemma: di fronte ad aziende evidentemente invasive per l'ambiente, possono coesistere tutela della salute e tutela del lavoro? «Secondo noi sì - si difende con il Giornale il governatore ligure Claudio Burlando - Norme e direttive Ue alla mano i nostri tecnici sono certi che con investimenti minimi si possano portare i limiti di emissione allo stesso livello di quelli di analoghe centrali esistenti a Genova e La Spezia». Ieri Burlando ha incontrato i sottosegretari a Palazzo Chigi Luca Lotti e Graziano Delrio chiedendo un intervento diretto proprio come avvenuto a Taranto, magari con un decreto ad hoc. Oppure? «Si chiude e tanti saluti. L'azienda porta i libri in tribunale, la centrale non riapre e addio posti di lavoro. Ma dobbiamo provarle tutte prima di arrivare a questo che sarebbe davvero un dramma sociale - dice Burlando - dobbiamo aprire un tavolo di confronto tra tutti i soggetti interessati: azienda, regione, governo, sindacati e procura per cercare una soluzione che le ragioni ambientali e quelle occupazionali». E il governatore racconta al Giornale un elemento che se confermato avrebbe del clamoroso. «La centrale è chiusa da 10 mesi ma i nostri controlli sulla qualità dell'aria effettuati in questi giorni evidenziano dati leggermente peggiori rispetto a quando la centrale era in funzione e a pieno regime». Anche per questo Burlando spiega di essere «sereno» riguardo l'inchiesta e precisa «di non aver ricevuto alcun atto ma di essere a disposizione degli inquirenti».

Nelle prossime settimane dovrebbero iniziare gli interrogatorio degli indagati con la procura che spera di chiudere il fascicolo entro la prossima primavera.

Intanto si attende un segno concreto da parte del governo e i lavoratori della Tirreno Power , al momento in cassa integrazione e con l'incubo licenziamento, che restano sul piede di guerra. Questa mattina partiranno in corteo dalla centrale di Vado diretti a Savona con l'intenzione dichiarata di bloccare la città.

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