Roma - Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker nella sua visita italiana lo aveva detto. La crescita italiana debolissima è un problema. E intendeva dire che gli effetti del Pil poco sopra lo zero si faranno sentire anche sugli altri Paesi europei.
Ieri il Fondo monetario internazionale ha confermato l'analisi. Nell'outlook di aprile del Fondo l'Italia è il grande malato, insieme al Regno Unito. Brexit e le incertezze dell'economia italiana rappresentano un «possibile fattore scatenante» di una crisi.
L'Italia è un rischio a causa degli alti rendimenti dei titoli del debito pubblico. Quindi pesa l'incertezza percepita dai mercati. «Una prolungata incertezza fiscale ed elevati spread in Italia, soprattutto se associati a una più profonda recessione, possono avere ricadute negative su altre economia dell'area euro», si legge nel documento. Rischi anche per il sistema del credito. «In Europa, un periodo prolungato di elevati rendimenti in Italia metterebbe ulteriore pressione sulle banche italiane, pesando sull'attività economica e peggiorando la dinamica del debito».
Insomma se l'Italia è un problema è a causa di come viene percepita dai mercati. Il Pil è in frenata. Il Paese è di fatto in stagnazione, ma non in recessione.
La previsione per l'anno in corso è identica a quella messa dal governo nel Def, lo 0,1. A ottobre il fondo aveva stimato +0,9% e +0,6% a gennaio. L'ultima stima è comunque superiore a quella dell'Ocse che nei giorni scorsi ha fissato il Pil 2019 a -0,2%. Per la capa economista dell'Fmi Gita Gopinath, «la crescita nella seconda parte del 2018 è stata particolarmente debole» con la caduta in recessione «e questa debolezza si è protratta nel 2019».
Il rallentamento riguarda l'economia di tutto il pianeta. Il Pil globale crescerà del 3,3% nell'anno in corso, in rallentamento rispetto al 3,6% del 2018. Male l'Eurozona, le cui previsioni di crescita sono state tagliate di tre decimali al +1,3%. Colpa della Germania il cui Pil nel 2019 dovrebbe crescere dello 0,8%, mezzo punto in meno di tre mesi fa, per poi tornare a +1,4% nel 2020, contro lo 0,9% dell'Italia.
Il primato negativo dell'Italia va oltre i paesi sviluppati.
«L'Italia - spiega Renato Brunetta di Forza Italia - si conferma, inoltre, il peggior Paese per livello di crescita a livello mondiale, considerando economie avanzate, emergenti e in via di sviluppo. Se prima eravamo solo gli ultimi in Europa, ora siamo ultimi tra tutti i Paesi del mondo. Un risultato umiliante».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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