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Anche i terroristi anarchici prendono il reddito di cittadinanza

Attaccavano lo Stato ma nel frattempo scroccavano il sussidio voluto dai 5 Stelle. Ora 5 donne e 7 uomini di Bologna finiscono nei guai

Anche i terroristi anarchici prendono il reddito di cittadinanza

Mentre moltissime famiglie sono in difficoltà economiche a causa dell'emergenza Coronavirus che sta travolgendo il nostro Paese, ci sono alcuni terroristi anarchici che attaccano lo Stato ma nel frattempo scroccano il reddito di cittadinanza. Una dura realtà che è emersa nella giornata di ieri, quando i carabinieri - su mandato della Procura - hanno arrestato 7 anarchici (e sotto indagine ne sono finiti altri 5) con le imputazioni di "associazione terroristica" e "propaganda per la lotta anti-Stato". È successo a Bologna: le carte avrebbero così smascherato un gruppo di 12 anarco-insurezionalisti indagati dal Ros e dal Comando provinciale dei carabinieri. L'inchiesta, firmata dal pm Stefano Dambruoso e dal procuratore Giuseppe Amato, ha portato all'individuazione di 5 donne e 7 uomini, di età compresa tra i 26 e i 64 anni, originari di diverse regioni italiane (Lombardia, Marche, Sicilia e Toscana), ma tutti domiciliati a Bologna.

Secondo l'indagine della Procura sarebbero proprio loro gli autori dell'incendio del 15 dicembre 2018 che danneggiò gravemente i ponti di ripetitori e i cavi di emittenti televisive nazionali e locali a Monte Donato. A testimonianza dell'azione venne lasciata un firma con del liquido infiammabile e una scritta sulla cabina mediante una bomboletta spray: "Spegnere le antenne, risvegliare le coscienze, solidali con gli anarchici detenuti e sorvegliati". Alcuni degli indagati sono accusati pure di aver imbrattato le mura attorno alla caserma di via dei Bersaglieri, di aver danneggiato un bancomat e di aver istigato a delinquere attraverso una serie di siti web ricollegabili all'ambiente anarchico.

Scroccano il sussidio dello Stato

I 12 sono ritenuti, a vario titolo, responsabili di "promuovere e organizzare un'associazione finalizzata al compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico dello Stato", con l'obiettivo ben preciso di "affermare e diffondere l'ideologia anarco-insurrezionalista e di istigare, con la diffusione di materiale propagandistico, alla commissione di atti di violenza contro ie Istituzioni politiche ed economiche dello Stato impegnate nella gestione dei Centri permanenti di rimpatrio e nella realizzazione di politiche in materia migratoria". Grazie al lavoro svolto dagli investigatori è stato inoltre accertato il particolare attivismo degli indagati nell'organizzazione e partecipazione a momenti di protesta "che sono sfociati in atti di danneggiamento, deturpazione e imbrattamento di luoghi pubblici e privati nonché, in alcune circostanze, anche in scontri violenti con le forze dell'ordine".

E mentre 2 di loro facevano gli anarchici e attaccavano lo Stato, prendevano tranquillamente il reddito di cittadinanza. In occasione dell'attentato da cui è scaturita l'indagine in questione, la Procura ha aggiunto che è stato rinvenuto materiale vario "necessario ad avviare la combustione".

Dalle attività di intercettazione, dai servizi di indagine e dall'acquisizione di riscontri documentali è stato possibile "ricostruire l’esistenza di un’articolata trama di rapporti tra gli indagati e diversi gruppi affini, operanti in varie zone del territorio nazionale, incentrati sulla sistematica attività di istigazione a delinquere".

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