nostro inviato a Cernobbio (Como)
Gli umori sono come il cielo sul lago: imbronciati e senza brio. La prosa del governo gialloverde è accolta con freddezza dalla platea che riempie i saloni di Villa d'Este per il workshop primaverile dello Studio Ambrosetti. Ci sono i banchieri e gli imprenditori, i politici sono merce rara e tutti, o quasi, all'opposizione. I big dell'esecutivo hanno girato alla larga dalle acque increspate del lago di Como e però gli schizzi si fanno sentire fino a Roma. «L'erraticità della politica economica di questo governo ci preoccupa - spiega al Giornale Federico Marescotti, ad del gruppo Illy - oggi non ho sentito una voce improntata all'ottimismo».
In realtà, fra un intervento e l'altro, circola anche la teoria, avallata pure da qualche relatore con vista sul Far East, che Trump e Xi Jinping alla fine possano mettersi d'accordo e siglare una tregua, se non la pace, sulla guerra dei dazi, con sollievo dei traffici planetari. Ma non si capisce bene se sia solo una speranza o un'aspettativa e intanto Pier Carlo Padoan e Renato Brunetta bersagliano da sinistra e da destra la strategia a zigzag. «Allo stato attuale - dice Padoan al Giornale - la legge di bilancio destina tutte o quasi le risorse alla due misure simbolo: quota cento e il reddito di cittadinanza, ma cosi non proteggiamo la nostra economia che sta scivolando dentro la prerecessione». Brunetta è più sulfureo e si concentra sugli indennizzi ai risparmiatori truffati: «È da dicembre che denuncio questa deriva da dilettanti allo sbaraglio. Non si possono risarcire in automatico i derubati, senza passare da un giudice o da un arbitro. L'Europa ci ha messo in guardia e aprirebbe giustamente una procedura d'infrazione. Ma se cosi fosse, l'Italia perderebbe ogni credibilità internazionale e diventerebbe il paese dei balocchi. E se Tria si dovesse dimettere, lo spread salirebbe a 500».
Scenari catastrofici che si spera restino teoria. Circa 200 imprenditori partecipano al televoto sugli scenari dell'economia e della finanza. Cautela, previsioni modeste, nessun guizzo: la fiducia in una crescita del fatturato superiore al 10%o riguarda solo il 22,2% dei votanti ed è di 6 punti inferiore al sentiment del 2017. Nuvole e scrosci all'orizzonte. Così sull'occupazione. E il peggio potrebbe arrivare proprio dalle misure su cui hanno scommesso Conte e Di Maio.
«Il reddito di cittadinanza - annuncia Rosario Rasizza, ad di Openjobmetis, un colosso dell'interinale con 600 milioni di fatturato - non porterà un posto di lavoro in più, perché il meccanismo è del tutto illogico e irrealistico, prevedendo il passaggio diretto dal divano all'assunzione a tempo indeterminato. Senza alcun periodo di rodaggio». Ancora qualche settimana e sapremo.
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