Un altro fulmine a ciel sereno si abbatte su un'eccellenza in Italia. Unilever, che produce nel veronese il celebre dado Knorr licenzierà 76 lavoratori per spostare la produzione del dado in Portogallo. E pensare che il cubetto che ha segnato storia e abitudini alimentari degli italiani, aveva debuttato nel nostro Paese nel 1965 con l'arrivo del gruppo anglo olandese.
Così, al tavolo vertenze già infuocato al ministero dello Sviluppo economico, guidato da Luigi Di Maio, si aggiunge un'altra crisi. La giornata è cominciata con lo sciopero e il presidio dei lavoratori davanti all'impianto veronese di Sanguinetto che produce oltre al dado, anche risotteria e confettura, e che occupa 161 persone. Un anno fa la multinazionale aveva chiuso una vertenza per 28 esuberi: eppure «nonostante la riorganizzazione dello scorso anno e il forte aumento dei carichi di lavoro, ha deciso senza alcun preavviso la delocalizzazione», denunciano Cisl, Cgil e Uil.
L'azienda da parte sua smentisce «categoricamente l'abbandono dell'Italia da parte di Knorr». E precisa che «solo» il filone di produzione del dado verrà delocalizzato: «La razionalizzazione riguarda esclusivamente l'area dello stabilimento relativa ai dadi da brodo tradizionali e non le altre produzioni alimentari, e si spiega con una continua diminuzione della richiesta di mercato di questo tipo di prodotti che hanno un peso consistente nelle attività di Sanguinetto. L'intervento è necessario per garantire la sostenibilità futura dello stabilimento, consentire il prosieguo delle altre produzioni attualmente presenti e mettere il sito nelle condizioni di poter cogliere le eventuali opportunità future». Ma dalla politica piovono critiche bipartisan e il dito è puntato anche contro il titolare dello sviluppo economico: «Le crisi aziendali si susseguono ormai quotidianamente, e vista la situazione c'è da chiedersi se non sia necessario un ministro a tempo pieno», accusa Anna Maria Bernini, di Forza Italia. «Con Unilever ci troviamo davanti alla cronaca di una morte annunciata, davanti alla quale il governo non ha fatto nulla», aggiunge la parlamentare veronese del Pd, Alessia Rotta.
L'azienda tenta di rassicurare sul futuro italiano: «Nel lungo termine la strategia del sito sarà quella di spingere verso una ulteriore diversificazione del portafoglio verso prodotti food più in linea con i trend di mercato e verso un legame sempre più stretto con il mercato italiano. Sanguinetto rappresenta un capitolo importante della storia di Unilever in Italia».
Ma c'è anche il fronte dell'acciaio, che incassa un duro colpo. Ieri ArcelorMittal, che ha rilevato Il'lva, ha annunciato che «a causa della grave crisi di mercato, la società si trova oggi nella necessità di ricorrere temporaneamente alla cassa integrazione» per l'area produttiva di Taranto: coinvolti 1.400 lavoratori per 13 settimane. Uno scenario «molto critico» che secondo la società non pregiudica «il proprio impegno su tutti gli interventi previsti per rispettare il piano industriale e ambientale». Non si fida, Annamaria Furlan, segretaria della Cisl: «ArcelorMittal deve rispettare gli accordi che ha firmato. C'è troppa disinvoltura nel Paese nel fare gli accordi e poi non rispettarli: pensiamo a Whirlpool ma non solo. Manca anche una vigilanza da parte del governo». Già, Whirlpool.
Dopo il difficile incontro al Mise sulla cessione del sito di Napoli, si cerca di studiare una possibile «riconversione» per proteggere l'occupazione e il destino dei 430 lavoratori diretti. Ma la tensione è altissima. E sullo sfondo c'è anche Mercatone Uno, con gli strascichi drammatici della chiusura dei suoi negozi al seguito del fallimento.
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