Anche la moglie sembra non credergli più

Les jeux sont faits. E quelle di Massimo Bossetti ora sono le lacrime di un uomo disperato. Di chi sa di rischiare l'ergastolo. Il suo avvocato Claudio Salvagni ha perso tutte le battaglie per ottenerne la liberazione in attesa di processo. L'indagine è chiusa, questione di un paio di settimane e arriverà la richiesta di rinvio a giudizio. Per la pm Patrizia Ruggeri «nessuna ombra di dubbio», come si legge negli atti di questa inchiesta «monstre», che sia stato lui ad uccidere Yara Gambirasio quella gelida sera del 26 novembre 2010. tre telecamere lo riprendono per 7 volte gironzolare col suo furgone attorno alla palestra.

Il muratore di Mapello, oggi più che mai, è un'uomo solo. Persino la moglie, la madre dei suoi tre figli, sembra non credergli. A dispetto delle dichiarazioni di facciata, dei silenzi imbarazzati, delle smentite. Gli elementi raccolti dagli investigatori- un j'accuse di ben 60mila pagine- tratteggiano l'immagine di un uomo capace di negare l'evidenza. Questione di Dna? si potrebbe ironizzare.Lo scorso luglio, dopo l'arresto, Bossetti così scriveva alla compagna: «Ciao amore mio perdonami se ti sto facendo tribulare per tutto, cerco di farmi forza, ma credimi stando chiuso in queste quattro mura mi sembra di soffocare, lo sai come sono giudicato qui, hanno fatto correre le voci “Bossetti ammazza bambini, stupratore” va beh, perfino scritte offensive sui muri... Mi sento solo contro tutti». Parole strazianti, seguite sempre dalla sua professione d'innocenza: «Non ho mai ucciso nemmeno un animale...mai...poteva esser nostra figlia». Non riesce però a convincere Marita fino in fondo. Che non vuole mentire per lui. Ecco la durante un colloquio in parlatorio: «Siamo sempre a casa alla sera. Guarda che loro mi hanno chiesto un'ora, l'ora non me la ricordo Massi, non posso dirgli un'ora che non mi ricordo, capisci? È per quello che non mi sento di dire bugie, Massi, devo dire solo la verità... basta! La dico io e la devi dire anche tu, hai capito? Basta».

Anche la testimonianza del cognato, circa un acquisto fatto vicino al campo dove fu ritrovata Yara, inguaia il muratore: «Non mandai mai Massimo a Chignolo a comprare della sabbia». Pure tra i colleghi di cantiere Bossetti non godeva di grande credibilità. Lì lo chiamavano «Il favola».

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