Anche sull'Europa l'M5s ha cambiato idea Via il no al fiscal compact e il voto sull'euro

I nuovi programmi decisi su Rousseau molto diversi da quelli del 2014

Domenico Di Sanzo

Dovevano uscire dall'euro, ma alla fine la moneta unica è uscita dal loro programma per le prossime elezioni europee. L'ennesima svolta ideologica nel tracciato tortuoso della politica del M5s si può commentare guardando i risultati dell'ultima votazione su Rousseau, svoltasi lunedì, sull'«europrogramma» in vista dell'appuntamento elettorale del 26 maggio. Agli attivisti sono stati consegnati una serie di punti programmatici per scegliere, scrivono i pentastellati sul Blog delle Stelle, «quelle che saranno le azioni prioritarie che porteremo a Bruxelles».

Sei aree tematiche: Tutela delle persone, Made in Italy, Politica migratoria, Lotta alla grande evasione, Nuova Europa e Stop Austerity. Ventiquattro proposte, nessun riferimento all'uscita dall'euro, ormai accantonata da qualche anno, e nemmeno al famoso «referendum per la permanenza nell'euro». Quella consultazione popolare, una volta cavallo di battaglia del M5s, in merito a cui nel dicembre 2017 l'attuale viceministro dell'Economia Laura Castelli aveva detto: «Si può fare ma non si dice cosa si vota». Salvo poi aggiungere: «Non lo so se voterei per l'uscita». Quindi, forse un po' per levare d'impaccio la Castelli e soprattutto per accreditarsi a Bruxelles come forza moderata e di governo, Luigi Di Maio e i suoi hanno deciso di dimenticarsi del referendum.

Ma non solo, le linee programmatiche grilline per le europee sono molto diverse rispetto ai propositi bellicosi di cinque anni fa. Nel 2014, a un anno dall'entrata in Parlamento, il programma europeo dei Cinque Stelle era articolato in sette punti, spiegati sul Blog di Beppe Grillo dal giornalista, blogger e fotografo Sergio Di Cori Modigliani. Ex attivista, all'epoca scrisse un libro dal titolo: Vinciamo noi: La voce dei 5 Stelle. Chi siamo e quale Europa vogliamo. Nel testo, edito dalla casa editrice della Casaleggio Associati, con la prefazione di Grillo e Gianroberto Casaleggio, si spiegava l'idea di Europa del Movimento di allora.

Che poco ha a che fare, evidentemente, con le idee del M5s guidato da Luigi Di Maio e Davide Casaleggio. Basta confrontare i punti del programma del 2014 con quelli più votati lunedì su Rousseau. Cinque anni fa i grillini proponevano, oltre al referendum sull'euro, l'abolizione del Fiscal Compact, l'adozione degli Eurobond, l'abolizione del pareggio di bilancio. Dalla piattaforma sono uscite altre priorità: divieto di Ogm e pesticidi nocivi, tutela delle eccellenze agroalimentari, redistribuzione obbligatoria dei migranti, stop ai paradisi fiscali per le multinazionali che operano in Italia, taglio degli stipendi di commissari e parlamentari Ue.

L'unico punto in comune tra i due programmi riguarda gli investimenti pubblici su istruzione, sanità, ricerca, sicurezza e infrastrutture da tenere fuori dai vincoli di bilancio Ue.

A dimostrazione del cambiamento di pelle, l'altissimo numero di voti ottenuto dal punto sulla redistribuzione obbligatoria dei migranti. Il secondo più votato con 9mila 150 clic.

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