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Ancora scontri a Barcellona. E sfilano pure gli "unionisti"

Notte di violenze dei separatisti, due agenti feriti Poche ore dopo in 350mila con le bandiere spagnole

Ancora scontri a Barcellona. E sfilano pure gli "unionisti"

Barcellona «Lunga vita alla Catalogna, lunga vita alla Spagna». Domenica il motto degli unionisti si è ascoltato a lungo per le strade della capitale catalana, dove erano stati appena spenti gli ultimi roghi dell'ennesima notte di violenza tra i gruppi più estremisti e radicalizzati degli indipendentisti e le forze dell'ordine. Due agenti della Policia Nacional sono in gravi condizioni, uno è in coma, dopo essere caduto da un blindato, mentre una sessantina di feriti ha raggiunto gli ospedali. Le autorità hanno arrestato quasi cento persone, accusate di violenza contro agenti di pubblica sicurezza e distruzione di beni pubblici.

Ieri il corteo di unionisti è sfilato pacificamente, partendo dal centralissimo Paseo de Gracia, l'elegante arteria dove si allineano alcuni degli edifici più rappresentativi del liberty e del modernismo catalano, tirandosi dietro 350mila manifestanti, pacifici, armati soltanto di migliaia di bandiere coi colori della Spagna e tanti slogan come quello più ripetuto «concordia e democrazia», un invito rivolto, soprattutto, ai leader politici catalani e a Madrid. La concentrazione contro il Procés verso l'indipendenza, come si liquida la questione catalana, era stata organizzata dalla Società Civile Catalana (SCC) e da settanta entità costituzionali cui hanno partecipato importanti leader dei tre principali partiti e dell'esecutivo di Pedro Sánchez, tra cui il ministro dello Sviluppo Josè Luis Abalos, e degli Esteri, Josep Borrell; il presidente del PP, Pablo Casado, il leader di Ciudadanos, Albert Rivera, e pure il leader di Vox, Santiago Abascal, che non era stato invitato.

La mobilitazione degli unionisti, che per due settimane hanno guardato con timore e preoccupazione dalla finestra di casa la violenta guerriglia monopolizzare le notti e il dialogo pacifista, è la prima risposta del popolo che sta con la Costituzione contro i secessionisti, dopo la sentenza della Corte suprema che ha condannato i dodici golpisti del primo ottobre 2019.

Così, in un mare di bandiere di Spagna, Catalogna ed Europa, migliaia di anonimi cittadini hanno chiesto, in un grido collettivo, di interrompere immediatamente il processo d'indipendenza avviato dall'ex governatore catalano Artur Mas nel 2012. Una scelta politica, ritenuta, «sciagurata» che ha spezzato in due l'attuale società catalana, portando divisione e odio, dal Parlament di Barcellona nelle strade, nelle case, nelle scuole e negli uffici della regione autonoma.

L'invito degli unionisti, domenica, ha voluto recuperare lo «spirito dell'8 settembre 2017»: quel giorno, un milione di persone affrontò la piazza, contro le previsioni dei costituzionalisti più ottimisti, per respingere la dichiarazione unilaterale d'indipendenza, pronunciata da Carles Puigdemont.

Il Cdr, che raccoglie gli indipendentisti più radicali, in mattinata han bloccato l'autostrada che collega Barcellona con Madrid e il resto della Spagna, per impedire ai pullman dei manifestanti di raggiungere il corteo. È intervenuta la polizia. Isabel Celaá, ministra portavoce di Sánchez, ha detto che: «C'è stata troppa violenza dei gruppi minoritari coordinati per agire con la guerriglia.

Ci aspettavamo una reazione emotiva in vista della sentenza, ora la dobbiamo gestire».

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