Coronavirus

"Andiamo in Puglia". Ma così si impedì la "strana" missione russa in Italia

A maggio 2020 i russi avrebbero chiesto di spostarsi in Puglia. Ma il nostro ministro della Difesa decise di "ridimensionare il numero di uomini e mezzi" e chiese a Mosca di interrompere l'operazione

"Andiamo in Puglia". Ma così si impedì la "strana" missione russa in Italia

Un contingente di circa 400 persone sarebbe dovuto atterrare in Italia per portare avanti un'operazione di supporto contro il dilagare del Covid-19, che a marzo 2020 stava colpendo duramente il nostro Paese e non intendeva indietreggiare. Ma la proposta di un numero così ingente avrebbe trovato la netta contrarietà di Lorenzo Guerini: il nostro ministro della Difesa si sarebbe opposto alla richiesta russa e, come scrive il Corriere della Sera, avrebbe chiesto di "ridimensionare il numero di uomini e mezzi". E avrebbe detto "no" alla presunta richiesta dei russi di spostarsi in Puglia.

Il ruolo di Guerini

Guerini fin da subito avrebbe espresso perplessità su una missione così numerosa, tanto che sarebbe stata necessaria una trattativa per arrivare al compromesso di 100 persone. Un ulteriore punto di rilievo risale agli inizi di maggio: in quel periodo i russi avrebbero chiesto di trasferirsi in Puglia. Per fare cosa? Un'idea dettata da quale motivazione? Ma lo stesso Guerini, ritenendo che fosse arrivato il momento di "ringraziare" il ministro della Difesa russo Sergey Shoygu, avrebbe dichiarato conclusa la missione.

Le posizioni tranchant di Guerini adottate nel 2020 potrebbero essere la chiara spiegazione agli attacchi che stanno arrivando da Mosca: pochi giorni fa il titolare della Difesa è stato accusato di essere tra i principali "falchi e ispiratori della campagna antirussa nel governo italiano". Perché Guerini è stato messo nel mirino? La motivazione che in diversi danno è che proprio il ministro italiano avrebbe evitato (o ridimensionato?) un presunto tentativo di spionaggio da parte dei russi, che potrebbero aver sfruttato l'operazione anti-Covid per un secondo fine.

I sospetti sulla Russia

Sempre il Corriere della Sera ha parlato di una riunione che avrebbe visto al tavolo i vertici militari provenienti da Mosca, quelli italiani del Comando interforze e il Comitato tecnico-scientifico. Un'occasione in cui non sono mancate fibrillazioni: i russi avrebbero chiesto di "sanificare l'intero territorio italiano entrando anche negli uffici pubblici e in tutte le sedi a rischio", ma poi l'Italia ha concesso il via libera soltanto in alcune strutture sanitarie.

Il timore è che i russi possano comunque aver acquisito dati sanitari e altre informazioni sensibili che ora potrebbero utilizzare contro l'Italia. Non a caso il Generale Enzo Vecciarelli, ex capo di stato maggiore della Difesa, ha dichiarato: "Che Mosca avesse autorizzato questa operazione per raccogliere informazioni sul Covid è vero, glielo posso confermare. Che poi volesse cercare altri dati è plausibile".

È proprio questo il punto: la missione russa era mossa da un reale secondo obiettivo? Il Generale Vecciarelli fin da subito si era detto sorpreso "dal dispiegamento di mezzi che scendevano dai velivoli russi", tanto che all'inizio "ci fu anche una certa preoccupazione". L'ex capo di stato maggiore della Difesa ha riferito che i "russi vennero nel nostro Paese per cose buone e per altre meno buone", aggiungendo che "provarono anche a fare altro, e noi glielo impedimmo".

Cosa? Ad esempio Vecciarelli parla dell'utilizzo "di macchinari non omologati negli ospedali".

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