Angelika e la strage in auto. "Forse investiti apposta"

Già denunciata per un martello nello zaino, la lite in un negozio. L'ipotesi di un gesto deliberato

Angelika e la strage in auto. "Forse investiti apposta"
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Insalata, bottiglie d'acqua, coperte e vestiti sporchi. Viveva nell'Audi A3 nera Angelika Hutter, l'automobilista tedesca 32enne che giovedì scorso ha travolto e ucciso il piccolo Mattia, due anni da compiere il 16 luglio, il papà Marco Antoniello, di 48 anni e la nonna materna Mariagrazia Zuin, di 64 anni. Aveva trasformato la macchina in «casa» per fare la sua «vacanza» italiana, dopo essere partita due mesi fa da Deggendorf, in Baviera, senza prenotare un posto letto in nessun albergo o camping.

Un «tipo strano», una «donna irascibile», raccontano in paese. È emerso che a fine maggio era stata denunciata a Bolzano per porto di oggetti atti a offendere. Le 32enne, che risulta disoccupata, era entrata in un negozio di Media World per comprare qualcosa, ma aveva avuto da ridire con un commesso, che era stato costretto a chiamare le forze dell'ordine perché lei aveva tirato fuori dallo zaino un martello. Aveva discusso anche giovedì, poco prima di falciare a 70 all'ora la famigliola di Favaro Veneto (Venezia), in un punto in cui il limite era di 50, come conferma un video acquisito dai carabinieri, registrato da una videocamera piazzata nei pressi dell'autofficina di Silvano Da Rin, tra i primi a trovarsi davanti alla scena dell'investimento. Un testimone ha raccontato ai militari di aver visto la Hutter litigare furiosamente con una persona, salire in macchina e ripartire sgommando. Per questo non viene esclusa l'ipotesi che l'investimento possa essere stato un gesto deliberato, frutto di una rabbia incontrollata. Ad avvalorare questo, la mancanza di qualsiasi segno di frenata e il fatto che in quel punto la strada fosse rettilinea. I militari, che anche ieri hanno compiuto un sopralluogo per ulteriori verifiche, non hanno tra l'altro evidenziato alcun segno di sbandata prima del punto di impatto.

Per le tre vite spezzate, la donna non ha mostrato alcun segno di rimorso, anzi dopo l'incidente è stata vista inveire contro le vittime stese sulla strada. La Procura ha deciso di arrestarla, rinchiudendola in carcere a Venezia, perché sussiste il pericolo di fuga in Germania. «Ho perso mio figlio e il nipotino, ora temo che quella donna scappi» è il timore di Luigi Antoniello, il padre di Marco. Gli esami del sangue hanno confermato che non era sotto effetto di alcol o droga, ma non è ancora escluso l'uso improprio del telefono cellulare, che è stato sequestrato, magari l'invio o la lettura di un messaggio, una telefonata o addirittura una consultazione del web.

La mamma di Mattia, Elena Potente di 42 anni, ferita e dimessa ieri dall'ospedale ma scampata alla morte come suo padre, Lucio Potente, 68 anni, che fortunatamente era rimasto indietro rispetto al gruppo, non si danno pace. Sui corpi delle tre vittime è stata disposta l'autopsia, poi saranno resi ai loro cari per i funerali. Intanto il Comune di Santo Stefano di Cadore ha proclamato per domani una giornata di lutto cittadino.

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