Un orizzonte lungo mille giorni. È questo il termine che Angelino Alfano fissa, dal palco dell'Assemblea nazionale del Nuovo centrodestra, per l'alleanza con il Partito democratico. Mille giorni che significano un accordo di legislatura e una blindatura del governo Renzi. Insomma hic manebimus optime , poi si vedrà, anche per la riunificazione del centrodestra, derubricata tra le varie ed eventuali. Perché ovviamente in politica tre anni di tempo sono un'era geologica ed è inutile fare programmi a così lungo termine.
I test a breve termine, invece, arriveranno presto e sarà lì che si misurerà l'identità di Ncd (o della sua possibile evoluzione in un soggetto unico, una Coalizione popolare con l'Udc e parte di Scelta civica). Sì, perché in occasione delle Regionali calabresi, pugliesi, campane, liguri, venete, toscane, emiliane e marchigiane Ncd dovrà decidere se far prevalere l'identità enunciata dal suo nome oppure scegliere alleanze a macchia di leopardo in base alla più classica politica dei due forni. In particolare le scelte per Calabria ed Emilia-Romagna dovranno essere compiute in tempi molto brevi, anche se il laboratorio più a rischio appare quello pugliese.
Un primo obiettivo, però, Ncd lo mette a segno. Dopo una settimana di passione e tensione - con un confronto duro ed esplicito tra l'ala orientata a chiudere definitivamente il dialogo con Forza Italia e quella intenzionata a ricucire con le altre forze di centrodestra - l'Assemblea Nnzionale si svolge in maniera civile, senza trasformarsi in una polveriera. Le divisioni restano, ma la scissione è sventata. Nunzia De Girolamo e Maurizio Lupi riescono a evitare uno schiacciamento a sinistra e l'approvazione di un documento favorevole a una scelta «centrista» (preludio per future «geometrie variabili»). E anzi Gaetano Quagliariello - acclamato coordinatore - dichiara apertis verbis di non avere alcuna intenzione di «andare a sinistra». «Noi dobbiamo guardare avanti. Ma se qualcuno pensa che io abbia intenzione di andare dall'altra parte, a sinistra, per quel che mi riguarda è più facile che mi faccia prete».
Alfano, invece, mostra scetticismo sulle aperture di Berlusconi, blinda l'esecutivo, ma promette che «Ncd non si sposterà nel campo opposto e non condividerà il destino futuro con il Pd». Su un punto, però, torna a battere: «La nuova legge elettorale è un punto fondamentale per la ricostruzione del centrodestra. Vogliamo sapere le posizione ufficiale di Forza Italia». Naturalmente bisognerà vedere ora come si svilupperà il dialogo con le altre forze. Alfano vuole prima blindare l'alleanza con l'Udc e il centro. Altri nel partito chiedono garanzie. «Tra poco ci sono le Regionali, e non posso essere d'accordo con le geometrie variabili, dobbiamo capire se stiamo a destra o a sinistra» dice Nunzia De Girolamo, protagonista anche di un botta e risposta con Beatrice Lorenzin. L'ex ministro dell'Agricoltura aveva appena finito di dire «noi non ci siamo separati per le idee diverse ma perché noi volevamo stare al governo e loro all'opposizione». Secca la replica della Lorenzin: «Non siamo usciti per restare al governo ma perché il Pdl stava prendendo una deriva estremista modello Alba Dorata».
Il confronto, insomma, è aperto.
E Mario Baccini sottolinea come «da questa assemblea emergano due animi, il primo è quello di chi nutre ancora acredine e rivalsa nei confronti di Berlusconi, l'altro è quello che anima chi come me vuole ricostruire la casa dei moderati per un progetto che guardi l'Europa». Un braccio di ferro che - è facile prevederlo - avrà presto un secondo round, non appena sarà obbligatorio uscire dalla terra di mezzo e compiere davvero una scelta di campo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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