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Angelino imprigionato nel suo 1%

Il ministro dell'Interno può solo alzare un po' la voce e tentare un inutile catenaccio, ma di fatto si ritrova all'angolo senza troppi complimenti

Angelino imprigionato nel suo 1%

Due giorni di quadriglia politica e alla fine Alfano resta con il classico cerino in mano. Il ministro dell'Interno può solo alzare un po' la voce e tentare un inutile catenaccio, ma di fatto si ritrova all'angolo senza troppi complimenti. Finito in panne non per colpa di Berlusconi o di una qualche mozione di sfiducia della Lega, ma per mano del suo alleato. Di un Renzi che sul Jobs Act ha detto sì alla minoranza del Pd reintroducendo il reintegro e mandando in subbuglio il Ncd che dell'articolo 18 aveva fatto un cavallo di battaglia. D'altra parte, è stata la riflessione del premier, cosa mai potrà fare Angelino a parte la prevedibile sfilza di dichiaranti a gettone pronti a minacciare fuoco e fulmini contro Palazzo Chigi? Staccare la spina al governo no di certo. Perché l'1-2 per cento che gli ultimi sondaggi attribuiscono al Ncd lo sconsigliano vivamente, senza contare che magari a Renzi non dispiacerebbe affatto che qualcuno si prendesse la briga di portare il Paese a elezioni anticipate senza che fosse lui a sporcarsi le mani.

Alfano, dunque, si è ritrovato da solo, prigioniero di un ruolo che nel governo lo vede sempre più marginale, meno decisivo della minoranza del Pd (che ieri il premier gli ha preferito) o di un Berlusconi che pur stando all'opposizione resta comunque l'interlocutore privilegiato sulle riforme. Tanto emarginato che quando i suoi colonnelli fanno la voce grossa pretendendo un vertice di maggioranza per ridiscutere la riforma del lavoro, il ministro Boschi li rimbalza come la palla magica. Il massimo che viene concesso a Ncd è che i capigruppo De Girolamo e Sacconi siano ricevuti a Palazzo Chigi, tanto Renzi è a Bucarest per una visita di Stato.

Una giornata nera per Alfano che, forse non è un caso, arriva nel day after della lunga trattativa sulla riforma elettorale. Quella in cui il Ncd ha rivendicato come una vittoria lo sbarramento al 3%, ben sapendo che la soglia è probabilmente destinata a salire al 4-4,5% e che comunque non è questo il tema. Quel che è certo, infatti, è che alle prossime elezioni il partito di Alfano non correrà da solo - anche il 3% è a rischio - ma si alleerà o con Forza Italia o con il Pd.

Per il momento Alfano cerca di tenersi aperte tutte e due le porte.

E Renzi, come ieri, ne approfitta.

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