L'Anm contro Nordio. Dal comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati arriva una dura presa di posizione contro l'abrogazione dell'abuso di ufficio e le posizioni sul punto espresse dal Guardasigilli (nella foto). Per il «parlamentino» del sindacato delle toghe, infatti, l'addio a quella fattispecie di reato «rischia di rendere priva di sanzione la violazione degli obblighi di astensione, la dolosa alterazione di concorsi pubblici, l'assegnazione di appalti, lavori o servizi pubblici, in assenza di procedure di evidenza pubblica». Creando, di fatto, «una fascia di impunità che non appare in linea con le esigenze, riconosciute dallo stesso Guardasigilli nella sua relazione alle Camere, di serio ed effettivo contrasto ai fenomeni corruttivi». Abbastanza per rimarcare, secondo le toghe, le «gravi criticità della relazione a proposito del reato di abuso di ufficio». Anche perché nel suo documento (approvato a maggioranza e con l'astensione di Magistratura indipendente) l'Anm sottolinea pure come l'addio all'abuso d'ufficio non sarebbe nemmeno la giusta risposta al problema della «paura della firma» da parte di sindaci e amministratori. «È difficile comprendere scrivono infatti le toghe - come sia perseguibile con l'abrogazione della indicata fattispecie di reato l'obiettivo di porre rimedio alla cosiddetta paura della firma». Una questione la cui esistenza non viene negata dall'Associazione magistrati, ma che secondo il comitato direttivo troverebbe una soluzione attraverso una strada differente. «Solo la semplificazione delle norme che ispirano e disciplinano l'azione amministrativa e delle norme sulle competenze ed il rafforzamento dei controlli interni si legge nel documento - possono rappresentare rimedi efficaci a questa patologia».
Nel mirino del «parlamentino», come detto, finiscono anche altri passaggi della relazione alle Camere del Guardasigilli. In quell'intervento «si è avuta una nuova manifestazione del timore per il preteso eccessivo potere degli uffici di procura e per i pretesi abusi delle intercettazioni o di altri strumenti di ricerca della prova, essenziali nel contrasto delle forme di criminalità organizzata o di gravi delitti contro l'economia e la pubblica amministrazione», osserva l'Anm, ricordando come Nordio abbia rimarcato questi punti «piuttosto che» indicare «strumenti che possano essere di ausilio al quotidiano impegno dei magistrati, e dei loro collaboratori, nel rendere il migliore servizio a tutela dei diritti dei cittadini» o «esporre con quali mezzi si intendano perseguire gli obiettivi del Pnrr nel processo penale».
E, nel merito, le toghe ribadiscono anche «la necessaria difesa e salvaguardia dello strumento delle intercettazioni», pur nel dovuto rispetto «dei principi costituzionali di tutela della riservatezza delle conversazioni private» e «delle decisioni delle corti nazionali e sovranazionali in materia di utilizzazione delle conversazioni». Un attacco considerato troppo politico dalla corrente di Magistratura indipendente che come detto ha scelto di non votare il documento, proponendo invece un testo alternativo: bocciato.
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