Coronavirus

Anna, Pietro e quella bara di ritorno dalla Germania

Mario era andato a farsi curare lontano dalla sua Bergamo; addio alla mamma dei gemelli Filippini

Anna, Pietro e quella bara di ritorno dalla Germania

«Il più grande successo che si possa ottenere sulla vita è che quando qualcuno pensa a te, sorrida». Così scriveva Anna sulla sua pagina facebook, piena di messaggi di amore, conforto, cuoricini e muscolini. Raccomandava a tutti di restare a casa, se la prendeva con i tanti che disobbedivano, si preoccupava per quei contagi spuntati all'improvviso nella clinica dov'era ricoverata. Era sicura: «Finito tutto ci troveremo tutti assieme per una super coppa gelatosa». Anna Bonafini, 35 anni, padovana di Teolo, gli occhi di un verde luminoso, combatteva contro due nemici mortali: il coronavirus e una grave forma di patologia tumorale. Nessuno dei due le ha dato scampo. Ha chiuso i suoi occhi belli nel reparto di terapia intensiva dell'Ospedale di Schiavonia. Da due anni lavorava come commessa alla Coop, la malattia l'aveva quasi trasfigurata: «Come cambiano le cose in un anno non mi riconosco nemmeno in questa foto. Ma tornerò a sbocciare... poco ma sicuro». A piangerla la mamma, Bianca, e la sorella minore, Serena.

Anche Terry Filippini aveva il viso sempre illuminato da un sorriso e tempo fa, grazie alla tv, la conoscevano tutti: faceva l'inviata improvvisata di Quelli del calcio, l'edizione condotta da Simona Ventura, quando seguiva i suoi ragazzi sui campi di gioco. Perché era di una simpatia contagiosa e perché era la mamma dei gemelli Filippini, Antonio ed Emanuele: avevano giocato insieme a Brescia, Palermo e anche nella Lazio, tra la fine degli anni '90 e l'inizio degli anni 2000, ed erano l'orgoglio di mamma. Era ricoverata da lungo tempo in ospedale, si è arresa quando forza non ne aveva più, a 74 anni. Emanuele l'ha salutata anche sui social: «Ciao mamma, mi hai insegnato tanto».

Mario invece pensava che lontano dalla sua Bergamo qualche speranza di battere il virus l'avrebbe avuta, visto che la sua terra era diventata il centro dell'inferno. Era tra i pazienti ricoverati in Germania all'inizio dell'emergenza, invece è il secondo di quel gruppo che torna a casa in una bara di legno, dopo Steven Rovelli, trentuno anni, di Cusio, che era ricoverato a Lipsia. Mario Medici, 61 anni di Sabbio frazione di Dalmine, è morto all'ospedale di Erlangen, vicino a Norimberga. Bancario molto conosciuto in paese, amava la moto e aveva fondato la Pallavolo Sabbio, lo ricordano come «una persona dai modi e dalle parole gentili». Viveva a Sabbio con la moglie Anna, amatissima, e i figli, Davide e Ilaria. Era entrato al Papa Giovanni il 25 marzo per una semplice tac, ma, il Covid-19 lo aspettava lì, e dal 28 era stato poi trasferito in terapia intensiva.

Anche la Ciociaria, quasi solo sfiorata dall'ombra dell'assassino, piange uno dei suoi ragazzi, giovane, sano, insospettabile. Pietro Diamanti, 47 anni, di Ceprano, era ricoverato in rianimazione nell'ospedale Spaziani. L'otto marzo aveva scoperto che il coronavirus era entrato dentro di lui, era stato ricoverato all'ospedale di Frosinone, la tempra e l'età suggerivano un altro finale della storia dove, per un mese, aveva reagito bene alle cure. Ieri mattina invece il quadro clinico è precipitato, l'ultima battaglia di Pietro è stata con il cuore, a piegarlo è stato un arresto cardiaco. Faceva l'assicuratore, amava i cani, la Lazio, il tennis e Vasco Rossi.

La vita, cantava, è un brivido che vola via.

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