Anna Villarini, biologa nutrizionista dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano non è sorpresa. Per lei, autrice di tre libri sui cibi anti cancro, è la scoperta dell'acqua calda.
Perché dottoressa?
«Da anni che diciamo che la carne rossa e quella conservata aumentano il rischio dei tumori allo stomaco e al colon. Ora però si è mossa l'Oms e ha dato un messaggio forte: bisogna ridurre nel mondo il consumo di carni rosse, cioè manzo, vitello, montone, cavallo, capra, maiale».
Dobbiamo diventare vegetariani?
«No, assolutamente. C'è il pesce, i legumi, il formaggio, la verdura. Non si deve pensare che prosciutto e melone sia la cena estiva per eccellenza ma si può mangiare bene anche se non si propone ogni giorno la fettina».
E neppure una bella grigliata.
«La bruciatura delle carni produce idrocarburi policiclici aromatici, cancerogeni. Ma la stessa cosa avviene nei brasati e nella carne alla piastra».
Non c'è scampo dunque.
«La carne rossa ha un alto contenuto di ferro, va benissimo mangiarla ogni 15 giorni, non quotidianamente».
Ma il detto: la carne fa bene ai piccoli e fa male ai grandi, la condivide?
«No, anche per i bambini vale lo stesso principio. Non c'è necessità, un piatto di pasta e fagioli, o qualsiasi cereale integrale assieme al legume soddisfa quello che serve al nostro organismo».
Lei mangia carne?
«Quasi mai, lo faccio due volte all'anno per risentirne il sapore visto che sono umbra. Ma sono 20 anni che non entro in una macelleria. In ogni caso, ognuno deve fare sue queste raccomandazioni dell'Oms. Diciamo che chi mangia legumi e cereali e poca carne ha meno probabilità di ammalarsi rispetto a chi ne mangia molta».
Ai produttori gireranno le scatole
«Mi rendo conto, ma bisogna evolversi e mi piacerebbe che l'industria facesse prodotti senza conservanti e a basso contenuto di sale. Potrebbe aumentare i prezzi così la gente mangerebbe meno salumi ma più sani».
Perché si parla tanto di carne rossa e non di carne bianca?
«Forse perché non ci sono dati attendibili su quel fronte. Ma tra qualche anno possiamo riparlarne».
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