Gli apostoli di Conte sull'orlo del baratro

I vicepresidenti del M5S finiscono sul banco degli imputati. Tra i grillini c'è chi li vuole sfiduciare: "Se le Comunali andranno male..."

Gli apostoli di Conte sull'orlo del baratro

Nel Movimento 5 Stelle la parola tregua è sconosciuta. Il tutti contro tutti ormai è il marchio identitario di un partito che ha intrapreso la strada del declino, tra dietrofront perenni e lotte intestine tra le varie correnti di pensiero. Il risultato è inevitabile: un M5S dilaniato, ridotto alle battaglie interne e agli scontri quotidiani per cercare di fare i conti personali in un gruppo sfaldato. Il nuovo corso di Giuseppe Conte avrebbe dovuto risollevare le sorti dei grillini, che invece giorno dopo giorno finisco per affossarsi con le loro stesse mani.

I vice M5S sulla graticola

Sul banco degli imputati sono finiti i 5 vicepresidenti del Movimento, a cui Conte si è affidato per farsi aiutare nella sua nuova avventura alla guida dei 5 Stelle. Il 10 dicembre 2021 gli iscritti online hanno dato il via libera alla proposta dell'ex presidente del Consiglio di nomina di cinque vicepresidenti: si tratta di Michele Gubitosa, Riccardo Ricciardi, Paola Taverna, Alessandra Todde e Mario Turco. Sono proprio loro, gli apostoli di Conte, a essere già sulla graticola.

Le elezioni amministrative che si terranno domenica 12 giugno saranno sicuramente un banco di prova importante. Quanto vale il Movimento? È riuscito a incrementare la propria forza sui territori? Nelle città ci sarà una rinascita o lo schiaffo elettorale sarà inevitabile? Nel M5S c'è chi dà per scontato un flop e dunque, scrive il Corriere della Sera, si chiede ai vicepresidenti di prenderne atto: "Aspettiamo il voto delle Comunali, vediamo cosa prendiamo e poi credo che qualcuno si dovrà assumere meriti o demeriti".

Il test Amministrative

Il fuoco amico sui vicepresidenti non è debole, anzi: la sua portata si fa sempre più importante, visto che tra le fila del Movimento aumentano progressivamente i toni critici verso la nuova gestione di Conte. "Non hanno competenze e non hanno voti", è l'accusa che viene rivolta da più parti. Qualcuno fa notare che negli altri partiti c'è chi si è dimesso per l'esito di un'elezione regionale, ma dai vertici del M5S tengono a smontare i ribelli: "È in corso un logoramento ai danni del Movimento dal giorno seguente alle nomine".

Dai piani alti dei 5 Stelle il dito è puntato contro alcuni esponenti che starebbero minando e remando contro il nuovo corso targato Conte. La realtà però è un'altra: la leadership dell'ex premier si sta rivelando del tutto fallimentare, priva di peso politico all'interno della maggioranza e senza controllo sui gruppi parlamentari.

Si teme soprattutto che in occasione del voto nelle città il M5S possa uscire con le ossa rotte, con dei dati raccapriccianti e percentuali di voti risicati. Uno scenario assai probabile, anche perché i grillini hanno sempre fatto fatica sui territori. E oggi, a maggior ragione, il tonfo alle urne è da mettere al conto.

In rosso è cerchiata anche un'altra data: per il 7 giugno è prevista la discussione finale sul ricorso cautelare per la sospensione delle votazioni di marzo degli iscritti sul web relative al nuovo Statuto e alle cariche.

Un eventuale stop sarebbe la miccia che potrebbe far esplodere il caos totale nel Movimento 5 Stelle: il "congelamento" dei vertici spianerebbe la strada a chi nel gruppo vuole un cambio di passo e reputa Conte inadeguato come presidente del M5S.

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