Appello fuori tempo al Colle: "Non sciolga le Camere"

Lettera di pressioni a Mattarella perché rimandi lo stop alla legislatura per varare la legge. E a sinistra è lite

Appello fuori tempo al Colle: "Non sciolga le Camere"

Nemmeno il clima natalizio contribuisce a rasserenare il clima da guerra fratricida che caratterizza i rapporti interni del Pd. Ad accendere la nuova miccia la lettera-appello al capo dello Stato, Sergio Mattarella, del movimento Italiani senza cittadinanza. L'invito, che porta la data di oggi (70esimo anniversario della promulgazione della Costituzione), è al posticipo dello scioglimento della Camere, atteso per domani, in modo tale che si possa approvare la legge sullo ius soli. Secondo gli estensori della lettera (per lo più giovani studenti universitari immigrati) è fondamentale approvare «leggi che possono apparire divisive ma che in realtà sono necessarie a creare argini contro la deriva di forze antidemocratiche e destabilizzanti». I ragazzi, conclude la lettera, chiedono di non essere lasciati soli «ancora una volta».

Un chiaro riferimento alla débâcle di sabato scorso in Senato quando è mancato il numero legale proprio sul provvedimento per accelerare la concessione della cittadinanza agli immigrati. La sollecitazione è stata, quindi, immediatamente raccolta dal vicepresidente del Pd, la senatrice Barbara Pollastrini. «Per una buona causa, la cittadinanza, la legislatura può proseguire per qualche giorno e perché con coraggio si ricorra al voto di fiducia», ha replicato sottolineando che «c'è meno di uno spiraglio e poi comunque la battaglia non smetterà».

Anche se le defezioni del M5s, potenzialmente favorevole al provvedimento, sono state decisive per far saltare il banco, le polemiche si sono indirizzate contro quel manipolo di senatori piddini che con la loro assenza hanno di fatto scritto la parola fine. «Come noto Mattarella intende sciogliere le Camere giovedì quindi la partita è chiusa e comunque i voti non ci sarebbero come sappiamo da mesi», ha twittato ancora ieri il senatore renziano, Stefano Esposito, accusato di aver lasciato l'Aula al momento clou. «Un voto inutile dal risultato scontato purtroppo. L'unico a beneficiarne è stato Calderoli», ha aggiunto in una replica al collega del Pd, Vannino Chiti, che si lamentava della calendarizzazione finalizzata alla bocciatura. «Se ci fosse un sussulto di dignità da parte del Parlamento e del governo, non faremmo mancare il nostro sostegno incondizionato», ha rincarato la dose il capogruppo di Mdp-Leu alla Camera, Francesco Laforgia. Più duro il vicepresidente dei senatori bersaniani, Federico Fornaro. «Al Pd è mancato il coraggio di chiedere al governo di porre la fiducia nell'estate scorsa», ha sottolineato incolpando il partito di Renzi del fallimento.

Ovviamente di tenore opposto le dichiarazioni del centrodestra. «Una legge sbagliata e demagogica come quella sulla cittadinanza regalata agli stranieri è morta e sepolta. E noi di Fi siamo orgogliosi di aver dal primo momento contribuito ad affossarla», ha commentato il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri ricordando che «ogni anno già duecentomila stranieri possono diventare italiani: la legge c'è ed è sin troppo generosa». L'esponente azzurro ha infine rimarcato come il centrodestra abbia difeso «la nostra italianità per oggi e per il futuro».

Stessa valutazione anche per il leghista Roberto Calderoli.

«Nonostante tutti questi appelli a tempo scaduto, sono e resto orgoglioso di aver fermato lo ius soli in Senato», ha chiosato evidenziando che «la cittadinanza deve essere una conquista e non un regalo, nessuno deve farsi commuovere dagli appelli degli aspiranti nuovi italiani: seguano il loro percorso e si conquistino questo diritto».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica