Cronache

Aprono i bistrot, simbolo della rinascita francese

L'economia prova a ripartire. Per Macron i consensi ai minimi storici: paga la crisi

Aprono i bistrot, simbolo della rinascita francese

Café, ristoranti e bistrot. Tocca a una tazza di espresso segnare la ripresa francese. Da ieri fine del lockdown, basta restrizioni negli spostamenti (cade il limite dei 100 km) e via libera a Stop Covid: l'app, per chi sceglie di scaricarla, è sui cellulari di Francia tramite Google Play e Apple Store. Soprattutto, dalla mezzanotte, si sono rialzate le «saracinesche della felicità», cioè quelle dei bar. I tavolini in sala hanno ripreso a popolarsi nei dipartimenti in «verde». Solo all'esterno, invece, a Parigi e in Île-de-France, ancora classificate in «arancione».

Nel resto dell'Esagono è scarsa la circolazione del virus. Riaprono spiagge, musei, teatri. I bistrot della Ville Lumière assurgono quindi a metafora della ripartenza complessiva, scrive su Twitter Emmanuel Macron. Chi l'avrebbe detto? Francesco Reali, al banco del bistrot «A la Tour Eiffel», si felicita di essere passato da 0 a 150 coperti. Chi non ha un déhors a Parigi, dovrà aspettare il 22 giugno. Ma per il presidente della Repubblica, la riapertura dei bar segna il «ritorno dei giorni felici». E aggiunge: «Non c'è dubbio che i cittadini saranno lì per riscoprire questa parte dello spirito francese, la nostra cultura e la nostra arte di vivere».

In una Fase 2 segnata dalle contraddizioni dei numeri, le terrasses sembrano sufficienti per dare speranza alle persone. Almeno un certo bonheur. Mascherina obbligatoria per clienti solo per andare in bagno e pagare il conto. Devono invece indossarla i dipendenti in sala e in cucina. La politica è però un'altra cosa. E preoccupa l'Eliseo forse più della seconda ondata di coronavirus. L'incombente secondo turno delle elezioni comunali, il 28 giugno, prelude a una disfatta di En Marche.

Altro che bonheur, la mappa delle alleanze locali è un bazar anti-Eliseo. A Parigi, socialisti ed ecologisti vanno mano nella mano contro Macron. I «giorni felici» possono diventare «feroci», vedi il patto tra la sindaca uscente Anne Hidalgo e i Verdi. Già in vantaggio al primo turno del 15 marzo, Hidalgo ha ora la vittoria in tasca facendo svanire il sogno di En Marche di conquistare Parigi. Non solo. A Lione, Macron ha visto il suo mentore e artefice della sua candidatura all'Eliseo, Gérald Collomb, gettare la spugna. En Marche doveva stravincere al primo turno, invece ha subìto un tracollo in favore dei Verdi. Collomb, padrino politico dell'ex banchiere, ha appoggiato la destra ritirandosi. E pure a Lille En Marche rischia di perdere male: Martine Aubry, verso la riconferma, tiene in tasca le chiavi del nord bastione della gauche, in attesa che qualche altro scassini politicamente l'Eliseo nel 2022, non più blindato da una maggioranza assoluta in Parlamento.

Se la «normalità» collettiva passa da un caffè al bar dopo due mesi e mezzo, nelle zone «arancioni» (Île-de-France e i dipartimenti di Mayotte e Guyana) c'è da attrezzarsi in dehors. A Parigi il municipio ha annunciato che ristoranti e bistrot potranno estendersi gratis su marciapiedi, parcheggi e persino strade chiuse al traffico. Macron promette: «In questi tempi difficili, lo Stato continuerà a sostenere questo settore». Pressoché la totalità dell'Esagono riapre tutto o quasi.

Hotel e licei compresi e anche gli ultimi plessi scolastici delle medie e le scuole superiori stanno preparandosi a ospitare gradualmente gli studenti con presenza volontaria e protocollo sanitario draconiano.

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