Cronache

Ardea come Guidonia: "Vittime senza giustizia"

La figlia del vigilante ucciso in strada nel 2007: "Stato assente". Oggi test tossicologici su Pignani

Ardea come Guidonia: "Vittime senza giustizia"

Strage di Ardea. Andrea Pignani, «Mister Hyde», il 35enne che ha ucciso due bambini e un anziano senza motivo, era sotto effetto di droghe o psicofarmaci? Lo stabilirà l'esame tossicologico assieme all'autopsia prevista per domani all'Istituto di Medicina Legale di Tor Vergata.

Iniziati ieri, invece, gli esami autoptici sui corpi dei piccoli David e Daniel Fusinato, di 5 e 11 anni e su quello di Salvatore Ranieri, 74 anni, colpiti ognuno con due colpi calibro 7,65 esplosi dal folle omicida al parco giochi. Uno squilibrato con manie di persecuzione. La pistola, nascosta in mansarda dalla morte del padre Stefano, ex guardia giurata, non era stata sequestrata. Scomparsa per la madre dell'omicida, Frida Rossetti.

E mentre monta la polemica sull'assenza di un sistema informatizzato centrale, lo Space, «spento» dal 2009 nonostante siano stati spesi tre milioni di euro, parla la figlia di Luigi Zippo, il vigilante ucciso da Angelo Spagnoli, ex capitano dell'esercito, il «cecchino di Guidonia» che nel novembre del 2007 si barrica sulla terrazza di casa con un arsenale da guerra e uccide due passanti, ferisce gravemente un ispettore di polizia prima di venire bloccato e internato nel manicomio criminale di Aversa. «Giustizia? Non sappiamo cosa sia - racconta a il Giornale Nadia Zippo -. Spagnoli aveva migliaia di munizioni, pistole, fucili di precisione, lanciafiamme. Tutte regolarmente registrate a lui e alla sorella. Com'è possibile visto che nel 1991 era stato congedato dall'Esercito perché borderline?».

Spagnoli viene giudicato non punibile per infermità mentale, la sorella convivente, che non poteva non sapere, viene prosciolta nei primi due gradi di giudizio. «Ci resta la Cassazione per ottenere quello che ci è stato negato. Giustizia». È il 3 novembre quando Spagnoli mette in atto un vero e proprio attacco ai passanti di via Fratelli Gualandi, a Guidonia. Il primo a morire è Pino Di Gianfelice, proprietario di un negozio di tatuaggi. Era con la moglie e la figlioletta Di Gianfelice, quando dal terrazzo di una palazzina a due piani vede delle fiamme. Si ferma e citofona. Il folle gli grida di andarsene, di farsi i fatti suoi. Per convincerlo gli spara con il lanciafiamme, poi lo colpisce a morte con il fucile. «Papà tornava a casa - continua Nadia Zippo -, aveva terminato il turno di lavoro. Vede l'uomo a terra, cerca di soccorrerlo. Per tutta risposta l'ex militare gli spara con un fucile di grosso calibro. Papà viene colpito alla tempia, è grave. Quando arriva la polizia nessuno lo può aiutare. Il pazzo li tiene tutti lontano sparando all'impazzata. È rimasto a terra tre ore, è morto due giorni dopo al San Filippo Neri». Il cecchino impazzito ferisce anche un ispettore di polizia, Pasquale Bufaletti: un colpo lo passa da parte a parte bloccandosi sul giubbotto antiproiettile.

Il killer si fermerà solo quando avrà finito tutte le sue munizioni.

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