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Aria di scissione nel M5s Dibba: "Noi come l'Udeur Allearsi col Pd è la morte"

L'ex deputato: "Qualcuno teme che io diventi il capo politico". Nuovo software anti Rousseau

Aria di scissione nel M5s Dibba: "Noi come l'Udeur Allearsi col Pd è la morte"

Alessandro Di Battista passa il Rubicone e minaccia l'addio al Movimento: «Così facendo si andrà verso una direzione di indebolimento del M5S e si diventerà un partito più come l'Udeur buono forse più per la gestione di poltrone e di carriere. Non è quello per il quale ho combattuto. E allearsi con il Pd è come la morte nera», attacca nell'intervista a Corrado Formigli nel corso del programma Piazzapulita.

Parole che sdoganano per la prima volta, in pubblico, lo scenario di una scissione all'interno dei Cinque stelle. Il passo verso l'addio è breve. L'affondo del Dibba (tondo a destra) provoca un terremoto nel M5S, già lacerato da veleni e guerre. Ormai è scontro aperto: da un lato l'ex parlamentare, appoggiato da Davide Casaleggio, chiede la votazione per eleggere un nuovo capo politico; dall'altro Luigi Di Maio, i ministri grillini e il presidente della Camera Roberto Fico puntano a una segreteria collegiale al vertice del Movimento. «Qualcuno teme che io diventi il capo politico dei 5s. Campagna elettorale a sostegno dei candidati Pd-M5s? Che ci vada Luigi Di Maio, che si è speso per queste alleanze territoriali. Pure lì, quando vedo i risultati del Movimento non penso siano eccezionali», affonda ancora l'ex onorevole.

Ma non c'è solo il caso Di Battista a scuotere i grillini. Un gruppo di ribelli sta affilando le armi per la battaglia legale contro il capo politico Vito Crimi (tondo a sinistra). Chi di giustizialismo ferisce, di giustizialismo perisce: rischia di finire nelle aule del tribunale lo scontro tra deputati e senatori - sottoposti a procedimento disciplinare dopo il No al referendum sul taglio dei parlamentari e le mancate restituzioni - e i vertici dei Cinque stelle. Si fa largo l'opzione di un contenzioso sia per danno d'immagine (rivendicano i parlamentari ribelli) che per neutralizzare la procedura di espulsione. I ribelli sono in tutto una quarantina.

Il primo punto che i dissidenti contestano è il procedimento disciplinare aperto dal collegio dei probiviri: lo statuto prevede, infatti, che sia il capo politico (Vito Crimi) a chiedere l'attivazione dell'iter disciplinare. Passaggio - che denunciano i ribelli mancherebbe del tutto. Al vizio di forma, c'è poi una contestazione di merito: i dissidenti rivendicano la libertà di scelta (e di voto) sulla consultazione popolare. Ma il verdetto sembra già deciso: espulsione e pagamento della penale di 100mila euro. Le possibilità di chiudere la questione nelle quattro mura di casa sono scarse.

Il secondo contenzioso si apre sulle mancate restituzioni. Una trentina di parlamentari sono finiti nel mirino del collegio dei probiviri. I morosi sostengono di aver versato parte dell'indennità al fondo per il microcredito, eludendo l'obbligo del versamento sul conto privato intestato al capo politico dei Cinque stelle e ai capigruppo di Camera e Senato. Sarà una battaglia legale senza esclusione di colpi. Il Movimento rischia di essere piegato proprio dal quel vento del giustizialismo alimentato per anni.

Intanto la guerra contro Casaleggio fa segnare un altro colpo di scena: un gruppo di esperti informatici è pronto lanciare oggi «Open Rousseau» software libero che sarà messo a disposizione dei parlamentari 5s (oltre che di tutti i cittadini).

Si tratta di un software che punta a sostituire il sito finanziato da ogni eletto grillino con un obolo mensile di 300 euro e a porre fine al monopolio di Rousseau (e Casaleggio).

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