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Armani, polvere di stelle e la donna si veste di luce

L'eleganza dei contrasti per la collezione Privé Da Tod's arriva Elbaz e sono «Happy Moments»

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Parigi Una donna vestita di luce e magia, di bellezza e rarità, di quel raro equilibrio tra passato e futuro nella moda dovrebbe produrre un nuovo plausibile. Armani ci riesce sempre, perfino quando entra in una specie di territorio del sogno chiamato alta moda dove altri, per quanto bravi e famosi, sembrano perdersi dietro le chimere del «troppo retrò» o «troppo avant garde».

Il risultato è la sublime collezione Privè del prossimo inverno in passerella ieri sera a Parigi nella sala emiciclo del Petit Palais con pavimento a mosaico decò e il soffitto affrescato. Le ragazze si muovono veloci e aggrazziate nella prima parte della sfilata dedicata al giorno. Indossano le inarrivabili giacche di Armani che stavolta hanno qualche artificio in più a cominciare dal gioco molto raffinato tra luci e colori, tra rigore e poesia. Se la giacca è semplice e lineare, sotto esplodono gonne ingabbiate nel tulle a pois luminosi, anche otto strati di chiffonn sopra la crinolina e sotto le reti luminose che sono uno dei tanti leitmotiv di collezione. Al contrario se la giacca è molto elaborata (in almeno due casi il rever in raso diventa un fiocco tipo coccarda per non parlare delle corte giacchine-gioiello in pelle di serpente e cristalli) sotto compaiono quei calzoni dritti ed eleganti che non segnano il corpo eppure lo riescono a glorificare. Con queste uscite che sono circa il 40 per cento della sfilata Armani prevede stringate maschili riccamente decorate da perle o da una specie di tennis bracelet sul cordolo tra suola e tomaia: le scarpe con cui una donna di oggi può passare da un consiglio di amministrazione a un vernissage molto esclusivo. Stavolta però Re Giorgio ripensa alle occasioni dell'abito e giustamente dice «Cerchiamo di recuperare un po' le atmosfere per cui questi abiti sono stati creati». Ecco quindi la parte cocktail della collezione che prevede anche un eccezionale soprabito di marabù nei colori di stagione: giada imperiale che dal verde pallido arriva al bianco, quarzo rosa, acquamarina e diamante nero. Il resto è una sera che toglie il fiato con quelle gonne ampie, a ruota oppure a balze che non capisci bene se vengono dal Messico, dall'Andalusia oppure dall'armadio di un derviscio. Forse sono autentiche costruzioni architettoniche perché in molti casi hanno la stessa proporzione impeccabile della cupola di Brunelleschi.

Sopra compaiono reti luccicanti, strati di tulle ricamato, pois di ogni grandezza e trasparenze coperte da cristalli: l'equivalente fashion della polvere di stelle. Perfino le borse da sera sono magiche scatolette di plexiglass effetto cristallo mentre le scarpe sono evanescenti costruzioni di pelle, tulle e Swarovsky. Da copiare il trucco: una semplice riga di ciglia finte che rende lo sguardo irresistibile. Una donna così di sicuro ha in testa una corona se non d'oro di stile, ma Armani le concede anche quel che in tempi più civili si chiamava «fascinator»: una piccola toque a forma di rosa. Da Tod's c'è il felice ritorno di Alber Elbaz, l'uomo più amato del fashion system internazionale, un genio simpatico che 4 anni fa è stato costretto a lasciare Lanvin (storico marchio francese da lui riportato a nuova vita) e mai più chiamato alla direzione artistica di qualche marchio importante per motivi che sfuggono a qualsiasi logica. Grazie quindi di cuore a Diego Della Valle che gli ha chiesto di fare quel che voleva: il massimo per qualsiasi creativo. Alber ha risposto con una domanda: può un paio di scarpe rendere felici? Da qui l'idea di Tod's Happy Moments by Alber Elbaz, un gran bel lavoro su scarpe e borse che aprono le porte della percezione alla moda in generale. «Ho passato questi 4 anni a cercare di capire cosa sta succedendo e mi sono accorto che oggi i vestiti si costruiscono pensando a Instagram non alle donne che li indosseranno. Ormai i modelli vengono creati per stare bene in foto che la gente quarda al computer e fare acquisti online, non per stare bene e basta» racconta preoccupato il designer.

«Quando mi hanno spiegato che le Tod's in origine sono scarpe da macchina, mi sono detto che forse oggi le scarpe sono la macchina» conclude felice della spiritosa battuta di Mr Tod's: «vorrei presentarvi un nuovo stilista, dovrebbe essere bravo». È veramente bravissimo anche Giovanni Bedin con questa sua idea del made to measure con rifiniture strepitose tipo l'abito e il corsetto foderato di se stesso. Le forme sono come sempre iperfemminili e donanti: abiti-peplo corsettati con tessuti tipicamente estivi come il pizzo sangallo, il plumetis, la cotonina stampa Liberty.

Tutto può essere fatto più corto, più lungo, più grande, come si vuole, ma mai male perché Bedin è italiano ma ha imparato la mistica della couture qui a Parigi dove un vestito è una cosa molto seria.

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