Armi facili e fuoco amico: la figuraccia degli 007

L'assassino fermato due volte ma libero di acquistare pistole. E la polizia finisce sotto accusa

Riccardo Pelliccetti

Come in Francia, come in Belgio. Il giorno dopo la strage di Orlando tutti si domandano se i dispositivi di prevenzione e il lavoro dell'intelligence siano stati all'altezza della situazione. Una strage di tali proporzioni, 49 morti, e il profilo del killer lasciano spazio a molti dubbi. A partire dal fatto che Omar Mateen era già stato segnalato all'Fbi per ben due volte. Il pluriassassino islamista era stato due volte in Arabia Saudita, nel 2011 e nel 2012, per partecipare ai pellegrinaggi alla Mecca. E nel 2013 era stato denunciato dai colleghi di lavoro proprio perché aveva manifestato apertamente il suo integralismo. Nel 2014, poi, era stato segnalato per dei presunti contatti con Moner Mohammed Abusalha, conosciuto anche come Al-Amriky (l'americano), originario della Florida e militante del gruppo Al Nusra, affiliato ad Al Qaeda. Aubasalha si era fatto saltare in aria a Idlib nel 2014, diventando il primo kamikaze americano in Siria. Ebbene, il killer di Orlando ha frequentato la stessa moschea in cui andava a pregare Abusalha, anche se non è ancora provato che i due si conoscessero. Infine, secondo quanto riporta Fox News, Mateen si era anche iscritto a un seminario fondamentalista islamico online. Secondo la polizia federale americana (ora nel mirino per l'ipotesi «fuoco amico» all'interno del Pulse che avrebbe aumentato il numero delle vittime), però, non c'erano sufficienti elementi per un mandato di arresto. Ma resta il fatto che, un estremista islamico già segnalato, forse andrebbe controllato con maggiore attenzione. Anche perché se tutte queste informazioni ora vengono a galla significa che Omar Mateen era ben conosciuto. C'è poi il discorso armi. Le ha comprate legalmente, è vero. Come è anche vero che essendo una guardia di sicurezza in un carcere minorile, abbia avuto controlli meno rigidi. Ma essendo stato già segnalato per il suo estremismo all'Fbi, è possibile che abbia potuto acquistare una pistola Glock calibro 9 e un fucile d'assalto AR-15 senza che spuntasse nulla sul suo conto? Anche perché nella vita di ogni giorno non si comportava proprio come un cittadino modello. L'ex moglie lo ha definito «instabile, irascibile e violento» e ha raccontato che aveva fatto addirittura domanda a una accademia di polizia. Il padre del killer, poi, era un tifoso dei talebani e postava foto e video su Facebook tutti in tema politico, come il filmato che lo riprende in mimetica mentre ordina l'arresto di alcuni afghani. Possibile che una famiglia così passasse inosservata? Infine, la rivendicazione. Omar Mateen ha dedicato la strage al Califfo, dichiarando fedeltà allo Stato Islamico. L'Isis, dal canto suo, ha rivendicato il massacro attraverso i soliti canali via internet.

Certo, spesso l'organizzazione si appropria anche delle azioni dei cani sciolti. Ma se non fosse così? Ci sono altri complici o fiancheggiatori? Per il momento non è chiaro, anche se il procuratore che segue il caso ha già annunciato che stanno indagando su altre persone.

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