Arrendersi alla Russia sarà la fine dell'Europa. Il futuro economico? Da appendice di Pechino

I costi non si vedono subito, ma sarebbe il tramonto delle democrazie

Arrendersi alla Russia sarà la fine dell'Europa. Il futuro economico? Da appendice di Pechino

Non è difficile arrendersi alla guerra di Putin. Basta alzare le mani e dire che va bene così. I governi di questa Europa fragile e divisa sono stati troppo impulsivi e si sono lasciati trascinare in un braccio di ferro economico dai soliti americani, che non capiscono l'animo russo. Le sanzioni sono un'arma che ti lascia al freddo e quando Vladimir come ritorsione ha chiuso il gas subito ci siamo inginocchiati. Mica si può soffrire per Kiev? È una questione privata. La resa però non è gratis e allora bisogna vedere quali sono i costi, quelli che magari non si percepiscono subito, ma che segnano il tramonto di una civiltà.

Putin dal punto di vista del diritto internazionale è un fuorilegge e rivendica un impero autocratico che sposta i suoi confini fino a quello che lui considera il suo spazio vitale. Non ha alcuna intenzione di fermarsi all'Ucraina, perché il suo obiettivo è destabilizzare gli equilibri geopolitici per ridare alla Russia un ruolo, improbabile, di grande potenza. Anche qui uno può dire: chi se ne frega. Non c'è dubbio. È che le mosse di Mosca sono solo l'antipasto di una partita più grande, che vede la Cina protagonista e in ballo c'è il futuro del mondo, con l'asse spostato verso una visione autocratica o, con tutti i suoi difetti, libertaria e democratica. Le conseguenze non sono solo filosofiche, ma hanno a che fare con la vita quotidiana di figli e nipoti. Questo significa accettare l'idea che lo Stato è tutto e i singoli sono niente. È spostare il verso della Storia verso Est, rinunciando a tutti i valori che sono alla base della civiltà occidentale. È una scelta di vita, di cui forse non ci rendiamo conto, perché diamo per scontato quello che i nostri nonni ci hanno lasciato in eredità, dopo il dramma di due guerre mondiali. La Cina e la Russia, e non solo loro, sognano una società a vocazione totalitaria, dove non c'è posto per i cittadini ma solo per i sudditi. Poi, certo, ci si abitua a tutto.

L'importante è non rinunciare al benessere. Se ci arrendiamo a Putin questo inverno avremo il gas e tutto il resto sono chiacchiere. Il guaio è che inginocchiarci non garantisce il nostro livello di vita. Se l'Europa alza adesso bandiera bianca non soltanto firma una volta per tutte la sua incapacità di non essere null'altro che una mera «espressione geografica», ma si rassegna a un ruolo non solo geopolitico, ma soprattutto economico, irrilevante e marginale. Come teorizzano Putin e i suoi filosofi sarebbe solo l'appendice di un continente molto più vasto chiamato Asia. L'Europa come una terra da colonizzare e ricivilizzare da parte di potenze molto più aggressive e dinamiche e senza l'appoggio degli Stati Uniti, che vedrebbero nel vecchio continente solo un costo inutile e inaffidabile.

Questo significa fare i conti con una povertà sempre più diffusa, con la paura e la rabbia che finiscono per erodere l'architrave liberal-democratico. Anche questo aspetto è stato già teorizzato da Putin e da Xi Jinping. Chi se ne frega? Basta esserne coscienti.

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