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Scettici, favorevoli e contrari: la mappa del consenso politico di Draghi

Mentre l'ex governatore della Bce Mario Draghi è a lavoro per costituire 'la sua squadra', i partiti si dividono anche al loro interno sull'opportunità di sostenere il suo governo o meno

Scettici, favorevoli e contrari: la mappa del consenso politico di Draghi

“Sono fiducioso che dal confronto con i partiti e i gruppi parlamentari e dal dialogo con le forze sociali emerga unità e, con essa, la capacità di dare una risposta responsabile e positiva all'appello del Presidente della Repubblica”. In queste parole pronunciate da Mario Draghi, al termine dell'incontro col presidente Sergio Mattarella, è racchiusa tutta la difficoltà dell'ex governatore della Bce di trovare un'ampia disponibilità in Parlamento che sostenga un suo governo.

Le posizioni all'interno dei singoli partiti sono note, ma in ognuno si possono ritrovare più di qualche distinguo. Se il Pd si è detto subito pronto a sostenere l'iniziativa promossa dal Capo dello Stato, il M5S pare orientato verso un No fermo e deciso a Draghi, mentre dentro LeU vi è più di una perplessità. Andiamo con ordine. “Con l'incarico a Mario Draghi si apre una fase nuova che può portare il Paese fuori dall'incertezza creata da una crisi irresponsabile e assurda”, ha dichiarato il segretario dei democratici, Nicola Zingaretti che ha aggiunto:"Non bisogna perdere la forza e le potenzialità di una alleanza con il Movimento 5 Stelle e con Leu basata su proposte comuni sul futuro dell'Italia. Per affrontare questi temi chiederemo nelle prossime ore un incontro con il Movimento 5 Stelle e Leu". Il vicesegretario Andrea Orlando, però, ha evidenziato che “Non basta dire è arrivato Draghi, viva Draghi. A Draghi occorre dargli una mano" e, a tal proposito, ha ricordato che, a Palazzo Madama, il Pd detiene solo l'11% dei senatori. E se il capogruppo Andrea Marcucci afferma con sicurezza:"A Draghi assicuriamo una collaborazione fattiva, e chiederemo un confronto a tutto campo, sulle 3 emergenze che il Paese deve affrontare: Recovery, vaccini, economia”, alla Camera c'è chi ancora punta a un esecutivo di altro tipo. Michele Bordo, vicecapogruppo del Pd a Montecitorio, twitta:"È fondamentale che Pd, M5S e Leu lavorino per assumere una posizione comune rispetto ai delicati passaggi dei prossimi giorni e all'ipotesi di un nuovo governo #Draghi. Sarebbe utile una maggioranza politica ampia ed europea non un governo tecnico". "Credo che Conte indirizzerà M5s su di lui. No al voto, salviamo l'alleanza dentro la nuova fase", è la sintesi dell'intervista rilasciata da Dario Franceschini all'HuffPost.

In ogni caso sarà molto difficile che le forze che componevano la maggioranza che ha sostenuto il Conte-bis trovino una posizione unitaria. Ormai, infatti, appare chiaro che Italia Viva, abbia provocato la crisi affinché si arrivasse alla soluzione di un governo istituzionale. “Ora è il momento dei costruttori. Ora tutte le persone di buona volontà devono accogliere l’appello del Presidente Mattarella e sostenere il governo di Mario Draghi. Ora è il tempo della sobrietà. Zero polemiche, Viva l’Italia”, ha scritto oggi Matteo Renzi sul suo profilo Facebook. Dentro LeU, invece, la situazione è più composita. Da un lato, ieri, il capogruppo in Senato Loredana de Petris, invocava il ritorno alle urne, oggi il suo omologo alla Camera, Federico Fornaro appare più possibilista e spiega che l'appello di Mattarella va ascoltato: “La storia ci insegna però che non ci sono governi neutri, ma governi che devono avere la fiducia di entrambi i rami del Parlamento. Per queste ragioni ascolteremo il presidente incaricato Draghi e poi decideremo". Nicola Fratoianni, deputato di LeU e segretario di Sinistra Italiana, invece, davanti alle telecamere di Agorà si è mostrato alquanto scettico: "Mi pare molto difficile sostenere un governo di questo tipo".

Le divisioni dentro il M5S

Dentro il M5S si prevede che si consumerà la lotta interna tra 'movimentisti' e 'governisti', anche se questi ultimi, al momento, sembrano piuttosto taciturni. Secondo quanto trapela, Beppe Grillo avrebbe dato pieno sostegno alla linea tracciata dal reggente Vito Crimi che prevede una contrarietà netta a un governo tecnico presieduto da Draghi e l'appoggio incondizionato al premier uscente Giuseppe Conte. Alessandro Di Battista e la sua sparuta pattuglia di parlamentari hanno alzato le barricate di fronte all'ipotesi che l'ex presidente della Bce salga a Palazzo Chigi, mentre l'ex capo politico Luigi Di Maio, parlando all'assemblea dei gruppi M5S, ha chiarito: "Io credo che il punto non sia attaccare o meno Draghi, Mario Draghi è un economista di fama internazionale che ha legittimamente e correttamente risposto a un appello del Capo dello Stato. Io credo che il punto qui sia un altro e prescinde dalla figura di Mario Draghi. Il punto qui è che la strada da intraprendere a mio avvisto è un'altra. E, come ho detto, è quella di un governo politico". Una condottiera come la senatrice Paola Taverna ha ribadito:“Il governo tecnico è un insulto alla nostra storia e a tutta l'esperienza politica portata avanti". L'ormai noto post del Danilo Toninelli, invece, ha prodotto un mix di polemiche e ironie: “Non ci vengano a chiedere di votare Mario Draghi. Abbiamo fatto di tutto. Perfino annientarci negli uffici a lavorare pur di dare una mano a chi ne aveva bisogno. Questo per noi è stato governare l'Italia. Lo abbiamo fatto avendo contro tutto il sistema organizzato di potere. Lo abbiamo fatto pur sapendo che stavamo perdendo consenso. Orgogliosi del fatto che per noi gli italiani erano prima di tutto persone, non solo elettori. E anche questa volta rimarremo seri e responsabili”, aveva scritto l'ex ministro alle Infrastrutture prima di concludere: “Ma non ci vengano a chiedere di votare Mario Draghi".

La deputata Giulia Grillo, ministro della Salute nel governo gialloverde, invece, parlando con l'Adnkronos, apre al governo tecnico e dice: “Visto che fino a ieri condividevamo un tavolo di lavoro con Renzi, mi fa pensare che per qualcuno nel Movimento Cinque Stelle Renzi sia più responsabile di Draghi. Il no a priori a Draghi ci sembra eccessivo. Non pensate ci possa essere prima una discussione interna, anche nel rispetto delle indicazioni del Presidente Mattarella?". Il viceministro Stefano Buffagni, sempre all'Adnkronos, si mostra cauto e si limita a commentare: “Mario Draghi ha un profilo inattaccabile, nulla da dire”. Secondo un altro big del Movimento come Carla Ruocco “è assolutamente prematuro dire no a Draghi”. Si spinge ben oltre il deputato Giorgio Trizzino che sul suo profilo Facebook, scrive: “Non credo che il M5S possa sottrarsi all’appello alla responsabilità che è stato rivolto dal Capo dello Stato a tutte le forze politiche per fare fronte comune e compatto nel momento più difficile per il Paese dal dopoguerra. Sarebbe da irresponsabili e noi non lo siamo mai stati". La sua collega Dalila Nesci, leader della corrente 'Parole Guerriere', infine, rilancia e dice: "Basta giocare a nascondino. Per dire no alla soluzione individuata dal Presidente Mattarella bisognerebbe avere pronta una valida alternativa politica. Chi ha condotto le trattative e ci ha portato sin qui dovrebbe farsi delle domande sul proprio ruolo".

Le posizioni nel centrodestra

Il centrodestra, com'è noto, ha sensibilità differenti, ma se prima della caduta di Conte il voto sembrava essere l'unica strada percorribile soprattutto per Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ora non è più così. Il leader di FdI, che ieri aveva risposto all'appello di Mattarella dando la piena disponibilità del suo partito di lavorare “per il bene della Nazione”, “anche dall'opposizione”, oggi propone un voto di astensione per salvaguardare l'unità della coalizione. Dalla Lega, invece, per ora, si resta fedeli alla linea impostata dal Capitano Matteo Salvini: “Ascoltiamo e poi valutiamo”. Forza Italia e Cambiamo! di Giovanni Toti sarebbero propensi a sostenere il nuovo esecutivo. "Draghi è l'uomo giusto e non è la riedizione di Monti. Nelle istituzioni europee ha saputo far valere le sue idee e la sua visione particolare. Noi non ci dimentichiamo il whatever it takes quando si trattava di difendere la moneta e il debito di alcuni paesi europei più fragili", ha affermato il governatore della Liguria nel corso del programma 'L'aria che Tira' su La7.

Antonio Tajani, vicepresidente degli azzurri, opta per una linea attendista:"Durante l'incontro che avremo con Draghi valuteremo i contenuti e decideremo il da farsi".

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