La vera strenna natalizia arriva da Pomezia. «Non è escluso che in Italia si possano avere le prime dosi del vaccino, circa due milioni, entro Natale», ha dichiarato al Giornale Piero Di Lorenzo, presidente di Irbm, la società che ha sviluppato insieme all'Università di Oxford il vaccino che sarà commercializzato da AstraZeneca. Ma nella corsa ad arrivare primi anche BioNtech che lavora al vaccino con Pfizer stima «possibile» l'autorizzazione e la distribuzione entro la fine dell'anno negli Usa e nell'Ue del loro prodotto.
La profilassi comunque non sarà obbligatoria come ha specificato ieri il commissario Domenico Arcuri che ha anche ipotizzato possa essere rilasciato un «patentino» ai vaccinati. «Prevediamo che la sperimentazione clinica di fase 3 possa chiudersi in tempi brevi, perché servono ancora dei tempi tecnici per le valutazioni e classificazioni degli studi aggiunge Di Lorenzo -. Se le agenzie regolatorie, senza intaccare i tempi necessari per le verifiche scientifiche, riusciranno a chiudere in tempi veloci, non è escluso che si possano avere le prime dosi entro Natale». Due milioni per cominciare, a cui se ne aggiungeranno dieci la cui produzione comincerà alla fine della fase 3. In realtà, ci si aspettava già ieri la dichiarazione di «fine lavori» in una conferenza stampa fissata a Londra, poi annullata. Ma ormai è iniziato il conto alla rovescia anche per il vaccino in cui l'Italia ha messo lo zampino. Che presenta molteplici vantaggi rispetto ai due prodotti dei colossi americani, della Pfizer e della Moderna: i prezzo, la modalità di conservazione e di distribuzione, l'efficacia. Qualche anticipazione sulla qualità del prodotto è stata offerta dai primi dati di fase 2-3 pubblicati dalla rivista scientifica The Lancet. Dove emerge innanzitutto che questo prodotto produce «una forte risposta immunitaria negli anziani». Gli ultra 70enni anche con patologie, tollerano bene il vaccino che produce risultati di sicurezza e difesa immunitaria simile a quella delle persone sane di età pari o superiore a 56 anni e negli adulti di età compresa fra 18 e 55 anni. Per sapere se il vaccino, oltre che alla risposta immunitaria, protegge anche dalla malattia, bisognerà aspettare i risultati della fase 3 della sperimentazione ancora in corso. Nella fase 1 della sperimentazione, però, il vaccino evidenziava un'efficacia del 90%, che con un richiamo può arrivare al 95%. Il trial indica che il prodotto «provoca pochi effetti collaterali» e attiva risposte relative a «entrambe le forme di immunità», cellulare e anticorpale, «in tutti i gruppi di età e a dosi basse e standard». In particolare, sono state osservate «una risposta delle cellule T entro 14 giorni dalla prima dose e una risposta anticorpale entro 28 giorni dalla dose di richiamo». Oltre ad AstraZeneca sono in lizza due vaccini che si dividono attualmente le richieste del pianeta: quello prodotto dalla Pfizer e l'altro da Moderna. Il primo presenta il limite di dover essere trasportato in congelatori a -80°. Inoltre, costa circa 16 euro e tecnicamente ancora non si è capito se funziona sugli anziani, categoria prioritaria da proteggere assieme ai sanitari e alle forze dell'ordine.
Per il vaccino di Moderna, serviranno congelatori a -20° e la sua efficacia è stata testata con successo anche sugli anziani. Costa, però, circa 20 euro a dose, un'enormità se si paragona al prezzo di 2,8 euro di una fiala di AstraZeneca. Non a caso l'Italia ha già prenotato 70 milioni di dosi del vaccino italo-inglese.
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