All'ultimo minuto, in maniera un po' arruffata, ma alla fine Matteo Renzi ha portato a casa gli ultimi quattro decreti attuativi del Jobs Act e il secondo esame preliminare di cinque decreti delegati della riforma fiscale. Vi sono alcuni elementi positivi come l'estensione degli ammortizzatori sociali alle aziende con un numero di dipendenti compreso tra 5 e 15, norma che consente di estendere le tutele a circa 1,4 milioni di lavoratori. Il provvedimento non è gratis e comporta il pagamento di un contributo dello 0,45% a un fondo di integrazione salariale. Da segnalare, inoltre, la regolamentazione definitiva della cassa integrazione: 24 mesi in un quinquennio mobile sia per quella straordinaria che per quella ordinaria. Il tetto può salire a 36 mesi con il ricorso ai contratti di solidarietà (se questi ultimi durano 24 mesi, per altri 12 si può fare ricorso alla cig).
Qualche interrogativo suscitano quelle innovazioni che il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, hanno salutato con molta enfasi. In primo luogo, il cosiddetto «stop alle dimissioni in bianco». L'obiettivo è fermare alcune pratiche scorrette che impongono ai lavoratori di firmare in anticipo le dimissioni per consentire all'azienda di usarle a proprio piacimento. D'ora in poi, i lavoratori dovranno utilizzare moduli scaricabili dal sito del ministero trasmettendoli anche attraverso patronati, sindacati, eccetera. «Per pochissime patologie si sono complicati due milioni di atti di risoluzione volontaria del rapporto di lavoro», ha commentato l'ex ministro Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato. Analoghi dubbi sollevano le nuove norme sui controlli a distanza: pc, tablet e cellulari consegnati ai dipendenti potranno essere usati per monitorare l'attività lavorativa previo consenso informato e nel rispetto della privacy. Ma sarà comunque complesso stabilire dove finirà il controllo e inizierà l'intromissione: il rischio di confusione è molto elevato.
Allo stesso modo, non può non suscitare qualche perplessità l'avvio dell'Anpal, la nuova agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. In teoria sarà a costo zero perché assorbirà funzionari del ministero e dell'Isfol, ma coordinerà fondi e piani di azioni di Regioni e Province, competenti in materia di formazione e centri per l'impiego, sarà complesso. Almeno fino alla riforma del Titolo V della Costituzione. Da valutare anche l'Ispettorato unico del lavoro che dovrà coordinare le funzioni di Inps, Inail e delle Asl. Identico discorso si può svolgere per la delega fiscale. Sulla carta non mancherebbero le novità positive. Dall'eliminazione dell'anatocismo (gli interessi sugli interessi) per le somme iscritte a ruolo fino all'allungamento a 7 giorni per i ritardi che non comportano la decadenza della rateizzazione passando per l'abbassamento dall'8 al 6% dell'aggio sulla riscossione (dal 4,6 all'1% per chi paga subito). Insomma, il ministro dell'economia Padoan ha presentato, su suggerimento del Parlamento, un fisco dal volto umano: la riorganizzazione di Agenzia delle Entrate ed Equitalia dovrebbe comportare controlli meno invasivi e facilitare la collaborazione, ma le ombre del passato sono difficili da diradare.
La revisione delle spese fiscali, ossia di detrazioni e deduzioni, sarà effettuata ogni 5 anni: se ne parlerà nella Nota di aggiornamento del Def. Confermato l'innalzamento a 1,5 milioni e 3 milioni delle soglie di punibilità penale della frode fiscale e della dichiarazione infedele. Oggi a Cernobbio il premier Renzi probabilmente ne approfitterà per un défilé.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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