Niente più ruspa, la felpa nell'armadio: ecco a voi l'ex «truce» Matteo Salvini, che dopo aver regalato le rose a Lilli Gruber, si presenta in tv da Lucia Annunziata nei nuovi freschi panni del federatore del centrodestra. Non tutto però, solo quello di governo. E non si tratta, dice, di un'opa ostile su Forza Italia. «Non è una fusione e nemmeno un'annessione. Io parlo di una collaborazione più stretta sui temi concreti già da domani». Moderato, toni bassi, nessuna voglia, assicura, di far ballare la maggioranza. Anzi, «saremmo utili anche a Draghi», che infatti incontrerà oggi pomeriggio. E non è vero, giura, che sia soltanto una mossa per frenare la rampante Meloni che lo tallona nei sondaggi. «Giorgia è un'amica. L'obiettivo è di vincere insieme le elezioni che credo si terranno nel 2023».
Dunque Salvini la fa facile: basta con il Capitano, adesso è l'ora di sfoderare un profilo istituzionale, forse più centrista. Si vedrà se la svolta andrà davvero in porto e se avrà effetti sulla stabilità del quadro politico. Se riuscirà a farsi accogliere tra i moderati in Europa. Se eventuali gruppi comuni con Fi consentiranno di approvare più in fretta le leggi che servono per il Pnrr e per ottenere i 240 Ue, o se alzeranno il livello di scontro con Pd e Cinque stelle complicando una già difficile coabitazione. Il segretario leghista dichiara di avere intenti «costruttivi e di unità» e che il faccia a faccia richiesto con il premier va visto in questa prospettiva. Il colloquio, spiegano da via Bellerio, «sarà l'occasione per spiegare la proposta di una federazione dei gruppi di centrodestra che appoggiano l'esecutivo». Il progetto vuole «rafforzare l'azione del governo in Italia e in Europa» e offrire «sostegno alle riforme nel nome della semplificazione e della velocità».
Nessun ostacolo al manovratore. «Conte è il passato, se stessimo aspettando lui per i vaccini staremmo come a febbraio. Draghi invece, insieme al generale Figliuolo, ha portato l'Italia fuori dalla pandemia e la prossima sarà l'estate del boom economico. Andremo con lui fino in fondo». E non basta, ci sono anche gli applausi per l'accordo dei ministri delle Finanze del G7 che, su iniziativa di Roma, hanno deciso di far pagare le tasse ai colossi multinazionali digitali. «Bene, un passo importante su spinta di Palazzo Chigi. Ora porteremo in Parlamento una norma ancora più forte per garantire concorrenza leale ai nostri imprenditori e parità di diritti ai lavoratori spesso sfruttati».
Mario Draghi, che non era preoccupato prima, non sarà esaltato nemmeno dopo questi chiarimenti. Semmai sono i potenziali compagni di viaggio di Salvini ad essere allarmati, a cominciare da una buona parte di Forza Italia che teme l'annessione. Pure Silvio Berlusconi ha frenato: «Solamente un'idea». E così a Mezz'ora in più il leader del Carroccio cerca di essere tranquillizzante, precisando «il perimetro» della sua idea. «Io non impongo nulla. La mia non è un'operazione partitica per la campagna elettorale tanto per inventarsi un simbolo, è una proposta concreta, sulle cose da fare, di una forza unica che può essere la prima in Parlamento, in Italia, nelle Regioni, in Europa. Una voce sola, una messa in comune di temi e valori, però ciascuno mantiene la sua identità. Non vale la pena avere una posizione unica su fisco, burocrazia, giustizia? Avere una voce sola, ripeto, sarebbe utile pure a Draghi». Quanto alla Meloni, Giorgia stia serena, «l'alleanza con lei è il futuro», bisogna solo vedere quando è con quali rapporti di forza.
Nei prossimi giorni un vertice del centrodestra, rimandato dopo l'uscita di Toti e Brugnaro dall'alveo di Fi, potrà servire a fare chiarezza.
«Ci vediamo in settimana - racconta Salvini - C'e da chiudere la partita dei candidati sindaci e, anche qui, non voglio imporre nulla. Parleremo, ci confronteremo, valuteremo i profili più adatti e faremo una sintesi, perché siamo meno divisi della sinistra. E discuteremo senz'altro pure della mia proposta di coordinamento».
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