Coronavirus

"In aspettativa chi non si vaccina". Altre aziende pronte a seguire Conad

La presa di posizione dell'ad Pugliese scatena l'ira social ma apre un tema: il presidente Coop e l'ad Végé favorevoli al siero

"In aspettativa chi non si vaccina". Altre aziende pronte a seguire Conad

Scatenare l'ira di questi tempi è cosa facile. In tema di vaccini poi l'esplosione è assicurata. L'ultimo ad aver attizzato il fuoco è l'amministratore delegato del Conad, Francesco Pugliese che durante un intervento in tv ha spiegato di essere favorevole all'introduzione del green pass, ma soprattutto che «i dipendenti che non vogliono vaccinarsi andranno in aspettativa non retribuita. Per garantire le aperture i nostri dipendenti hanno fatto molti straordinari rischiando la salute e a loro bisogna dire grazie». Apriti cielo. La dichiarazione è velocemente rimbalzata sui social, il famoso slogan della catena di supermercati storpiato in «Persone oltre la dose». Le parole di Pugliese a Quarta Repubblica su Rete 4 hanno scatenato l'ira no vax ma anche l'appoggio di tanti altri concordi sulla posizione, tanto da aver portato in cima alle tendenze l'hashtag #Conad (e #boicottiamoConad). Il tam tam social si è subito messo in moto minacciando campagne di boicottaggio dei punti vendita Conad, dall'altra parte non sono mancate prese di posizione più moderate mentre si è aperto il filone dei pro Pugliese con clienti che promettono di scegliere l'insegna. Eppure, oltre alla rabbia social, la proposta ha smosso un tema enorme, andando a punzecchiare i sindacati, impegnati proprio in questi giorni su più fronti nella gestione della trattativa e del rapporto tra diritti dei lavoratori e introduzione della certificazione verde. Marco Pedroni, presidente ANCC Coop e presidente Coop Italia, si è detto favorevole al siero «Si alla vaccinazione obbligatoria dal legislatore per chi lavora con il pubblico». Anche Giorgio Santambrogio, ad del Gruppo VéGé da Venezia è intervenuto sul tema vaccini ribadendo l'importante ruolo di responsabilità sociale e civile che ha la moderna distribuzione e quindi a maggior ragione tutto il personale dei punti vendita dovrebbe essere vaccinato. Nell'interesse dei clienti e a propria tutela.

Il dibattito è aperto e il clima è teso. Tesissimo. «Finalmente vediamo che il problema di rendere i luoghi di lavoro sicuri si sta affrontando in maniera decisa: diciamo da settimane che la vicenda dell'obbligo del Green Pass solo nelle mense aziendali è un errore in termini, un falso problema. La questione sono i luoghi di lavoro: dopo ospedali, scuole, pubblica amministrazione, in tutti dovrebbe l'obbligo del green pass per accedervi e lavorarvi», dice Massimiliano Fabbro, presidente di Anir-Confindustria, associazione nazionale delle imprese di ristorazione collettiva. «Nel momento in cui le parti sociali dovessero essere d'accordo e il governo dovesse adottare in emergenza un provvedimento sull'obbligo del green pass, credo che temporaneamente si possa pensare ad un intervento sociale.

Non è possibile pensare che questo costo sia a carico delle imprese», ha affermato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.

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