Aperto, delirante, antisemitismo. Papà e figlio ebrei aggrediti in un autogrill del Nord Milano, ma anche un odioso cartello che vieta "l'ingresso agli israeliani" un locale pubblico a Termoli.
Dalla Lombardia a Campobasso, anche in Italia è ormai un'escalation. Nuovi inquietanti episodi che segnalano il dilagare di un odio anti-ebraico che è insieme antico - qualcuno dice "da anni Trenta - e frutto di una narrazione distorta e faziosa della guerra in corso a Gaza. Un clima che produce esplosioni d'odio.
Il fatto più grave sulla Milano-Laghi, due giorni fa, tardo pomeriggio dell'ultima domenica di luglio. Vittime due turisti. Due ebrei francesi, padre e figlio di 6 anni, sono stati aggrediti in un autogrill di Lainate, per il solo fatto di indossare una kippah, tradizionale copricapo ebraico. Il video che documenta l'episodio circola da ieri in rete e mostra un gruppo di avventori dell'autogrill che, in un crescendo di eccitata ostilità, affronta e insulta entrambi al grido "Palestina libera!", slogan ormai sempre più spesso usato con toni e intenti aggressivi. I due - padre e bambino - vengono apostrofati al plurale come "assassini!" e invitati a "tornare a casa". In Francia? In Israele?
E la cosa non si sarebbe fermata alla violenza verbale. "Siamo venuti per il week end a Milano dove vive mia figlia - ha raccontato il protagonista, suo malgrado, del fatto - e stavamo tornando in città". All'area di servizio la famiglia si è fermata per portare il bambino di sei anni in bagno, una toilette che si trova al piano interrato. "Quando abbiamo iniziato a scendere - prosegue il racconto - ho sentito l'urlo Free Palestine da un ragazzo con la barba che era alla cassa, è lui che ha acceso la miccia". "Altri si sono infiammati e io non ho avuto paura e ho risposto". "Ero arrabbiato, non sono un maleducato e un violento ma quando bisogna difendersi, bisogna difendersi" ha detto. L'uomo, che vive a Parigi, e lì è già rientrato, ha iniziato a filmare il tutto. Poi ha portato il figlio in bagno. E all'uscita della toilette, "tutti mi aspettavano" ha raccontato. "Quindici o venti persone che mi hanno chiesto di cancellare il video. E ho risposto no per due volte. È stato tutto veloce e mi sono difeso. A un certo punto mi sono trovato a terra e ne hanno approfittato come animali". "Ho visto bestie selvagge", ha aggiunto. "Non vedevo mio figlio - ha detto - ma fortunatamente era con una signora che lo ha messo in un angolo". Dopo dieci minuti, è arrivata la polizia.
La famiglia ha presentato una denuncia e la Digos sta indagando per riferire alla Procura. L'aggressione emersa ieri è certamente il caso più grave tra quelli segnalati negli ultimi mesi e ha colpito una famiglia normalissima, completamente estranea agli sviluppi di una grande vicenda internazionale come la guerra, e ovviamente priva di ogni responsabilità pubblica. E oltretutto francese. Eppure questo caso si aggiunge a quelli che, anche in Italia, hanno costellato i mesi scorsi.
Per quanto allarmante sia, infatti, non è neanche la prima volta che gli ebrei (a volte definiti per ipocrisia politica "sionisti"), israeliani o meno che siano, finiscono nel mirino di atteggiamenti ostili, ed è noto che anche a Milano - come in molte altre città, in particolare in quartieri interessati dall'immigrazione - girare con la kippah sia ormai impossibile.
Sempre ieri, si è saputo che sulla porta d'ingresso del bar-biglietteria del terminal autobus di Termoli (Campobasso), è stato
affisso un cartello: "In questo locale è vietato l'ingresso agli israeliani". Ieri mattina la Polizia è intervenuta sul posto per farlo rimuovere e identificarne l'autore, un trentenne residente in zona, titolare del locale.