Assegni, pizzini e verbali. "Paghiamo quei signori lì"

Le carte dell'accusa: altri 43mila euro versati dalle zie di Andrea. Le frasi sul bloc-notes e le domande conosciute prima degli interrogatori

Assegni, pizzini e verbali. "Paghiamo quei signori lì"
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Non è solo la Procura di Pavia a essere convinta che le indagini sul delitto di Garlasco siano state oggetto in passato di manovre illecite, e con un obiettivo preciso: difendere a tutti i costi il dogma giudiziario della colpevolezza di Alberto Stasi, e occultare le tracce che portavano invece in direzione di Andrea Sempio, l'amico del fratello minore di Chiara Poggi. Il testo del decreto di perquisizione notificato ieri all'ex procuratore di Pavia Mario Venditti, a due carabinieri e buona parte della famiglia Sempio ricostruisce nei dettagli sia il depistaggio delle indagini attuato per tutelare Sempio anzichè incastrarlo; e dall'altra le tracce documentali e bancarie che dicono che quel depistaggio è stato pagato dai Sempio con decine di migliaia di euro.

L'unico elemento che non si desume dal decreto è come si arrivi a collegare direttamente Venditti al denaro. Ma sul punto la Procura bresciana ha le idee chiare: Venditti è indagato, si legge nell'intestazione del decreto, "per avere ricevuto una somma indebita di denaro nell'ordine di 20/30.000 euro per favorire Andrea Sempio" nell'inchiesta per omidicio volontario.

Alla base, l'appunto ritrovato durante la perquisizione del 14 maggio a casa Sempio da cui emergerebbe fosse stata proposta o comunque ipotizzata la corresponsione al procuratore aggiunto Venditti Mario di una somma di denaro correlata alla archiviazione del procedimento, come ricavabile dalla scritta Venditti Gip archivia x 20.30 euro. A rendere verosimile il sospetto c'è secondo la Procura la gestione anomala dell'indagine su Sempio "tra cui la omissione delle trascrizione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali; alcuni contatti opachi con gli upg (ovvero carabinieri, ndr) Spoto e Sapone i quali risultano avere intrattenuto con i Sempio poco prima della loro audizione in Procura dei contatti non relazionati (il Sapone) ovvero di durata incongrua rispetto alla attività da svolgere (lo Spoto)". Dalle intercettazioni si desume "la verosimile conoscenza anticipata da parte dei membri della famiglia Sempio dei temi su cui sarebbero stati sentiti dai pm".

Sono le frasi con cui il padre avvisa Sempio "ha detto che ti chiederà le cose che sono state depositate (...) massimo se infila dentro qualche domande che non.. dici guarda io non mi ricordo' (...)". Al termine dell'interrogatorio, Sempio tranquillizza il padre: "Erano dalla nostra, mi hanno fatto delle domande che io ho capito perchè me le facevano".

L'interrogatorio sarebbe stato cioè una grottesca combine, una farsa organizzata a tavolino. Magari nei settanta minuti in cui, come ricostruisce il decreto di perquisizione, il carabiniere Spoto si trattiene a colloquio con Sempio un giorno in cui deve semplicemente consegnargli un documento.

La frase cruciale, sparita anch'essa dai brogliacci, è quella in cui Sempio padre accenna alla necessità di "pagare quei signori lì". Dagli accertamenti, che allora non vennero fatti, sono emersi gli assegni per 43mila euro emessi dalle sorelle di Giuseppe Sempio, Ivana e Silvia Maria, a favore del fratello tra il dicembre 2016 e il giugno del 2017. "Nel medesimo periodo Sempio Giuseppe e Sempio Andrea hanno effettuato prelievi in contanti per 35mila euro del tutto incongrui rispetto alle loro ordinarie movimentazioni bancarie".

Sull'approdo dei soldi, la Procura di Brescia nel decreto non si sbilancia.

Ma c'è una frase solo apparentemente pleonastica, che riguarda il maresciallo Sapone, uno dei due accusati di avere indagato per finta: "Il luogotenente Sapone Silvio è risultato avere rapporti di particolare confidenza e correlazione con l'indagato Venditti".

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