Coronavirus

Tra la folla e senza mascherina. Così pure Conte viola le regole

Il premier contestato a Roma, si avvicina e parla con i manifestanti. Si crea un assembramento. E quando deve parlare si abbassa la mascherina

Tra la folla e senza mascherina. Così pure Conte viola le regole

Sono sicuro che domani qualcuno farà le pulci anche a Giuseppe Conte. Dobbiamo solo aspettare. Ne sono certo. Non può essere altrimenti. Stavolta è più che una speranza. Perché se passi una settimana a bacchettare Salvini, Meloni e tutti gli altri per aver indossato male le mascherine, poi devi farlo anche quando ad assembrarsi maldestramente è il presidente del Consiglio.

Facciamo un salto indietro: 2 giugno 2020. Il centrodestra va in piazza e in teoria dovrebbero esserci poche persone tutte a un metro di distanza o giù di lì. Giammai. Il distanziamento sociale salta in due secondi e Salvini viene fotografato senza copertura alla bocca. Apriti cielo. Il giorno dopo il Corriere titola: “Poche mascherine”; Rep rilancia: “Mascherine al bando”; e il Fatto dà il meglio di sé: “DESTRAVIRUS. 2 giugno fuorilegge, l'assembramento di Salvini&c.”. Untori. Al leader del Carroccio ancora oggi rinfacciano quei selfie senza protezioni, che lui invece rivendica. Non staremo qui a dire che l’ex ministro ha fatto bene, per carità. Però nel Paese dei due pesi e delle due misure, c’è bisogno di riequilibrare le critiche.

Ieri Beppe Conte si è imbattuto in un gruppo di cittadini fuori da Palazzo Chigi. Qualche acclamazione, un bagno di insulti. Nel tentativo di ascoltare le istanze e rispondere alle provocazioni, ha finito col produrre uno di quegli incontri di massa in teoria vietati dai suoi stessi decreti. Si sa, queste cose degenerano in fretta: la scorta lo circonda, la gente si accalca, i cronisti accorrono e le distanze scendono rapidamente sotto i cento centimetri. Non serve essere un geometra per capire che quello era un assembramento (e il premier alla fine se ne è accorto).

Il bello è che in quei momenti, mentre ribatte colpo su colpo ai contestatori, Conte non fa altro che toccarsi la mascherina. La prende, la abbassa, la alza, poi la rimette sul naso infine se la toglie di nuovo. Un saliscendi che se lo vedesse un tecnico dell’Iss o dell’Oms gli verrebbe un infarto all’istante. Hai voglia a dire che la parte frontale della mascherina non andrebbe toccata, altrimenti il rischio è di auto-infettarsi. Hai voglia a ribadire che quando si discorre a distanza ravvicinata il Dpi andrebbe tenuto sul naso (altrimenti che lo porti a fare?). Conte si comporta come un ragazzetto che non ha capito bene come funziona la faccenda: quando parla abbassa le protezioni, quando ascolta se la rialza. A ‘sto punto meglio metterla alle orecchie, no?

Visto quanto successo, siamo sicuri che domani il Fatto titolerà CONTEVIRUS. L’ottimo Scanzi, invece, punzecchierà l'adorato premier come fatto col poco amato Salvini. Sui social ieri ha scritto: "Niente, dai. Non ce la fa proprio. Uno che dopo quattro mesi di pandemia non ha ancora capito che la mascherina va tenuta anzitutto quando si parla, ancor più se si è molto vicini a un’altra persona (magari per fare un selfie), è uno che non ci arriva. O non ci vuole arrivare". Parlava di Conte o di Salvini?

Ultimo appunto. Due giorni fa a Di Martedì, incalzato da Floris, Salvini ha chiesto di mostrare le foto di piazza del Popolo durante il corteo di “Black Lives Matter”. Come a dire: mica solo io sto senza mascherina, anche lì ne mancavano a gogò. Il conduttore ha replicato: “Solo se trovate Conte o Zingaretti che si tolgono la mascherina”.

Trovato.

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