Milano - E se adesso assolvono anche Bobo Maroni? Nella vicenda processuale che coinvolge il presidente della Regione Lombardia, e che sta condizionando fortemente calcoli e strategie in vista delle elezioni previste per la primavera prossima, fa irruzione ieri una novità che cambia bruscamente gli scenari. In un processo d'appello che riguarda un altro imputato per la stessa vicenda, la Corte annulla la condanna e assolve con formula piena «perché il fatto non sussiste». «Una ottima notizia», è il prevedibile commento di Maroni.
La vicenda è quella del viaggio per Tokio su cui Maroni avrebbe cercato di imbarcare in business class a spese di Expo Maria Grazia Paturzo, sua storica e fidata collaboratrice (e qualcos'altro, secondo la Procura). Il processo in primo grado a Maroni si trascina da tempo immemorabile, e le udienze sono fissate fin quasi alla fine dell'anno: ma, visto quanto accaduto in aula finora, il toto-sentenza dava la condanna del governatore per probabile, con immediata decadenza (in base alla legge Severino) dalla carica.
Ieri, invece, viene celebrato il processo d'appello a Christian Malangone, all'epoca direttore generale di Expo. È su Malangone che - alla fine di maggio 2014 - si concentrano le pressioni dello staff di Maroni perché imbarchi anche la Paturzo nella missione al seguito del governatore per Tokio (che poi verrà in realtà annullata). Ed è Malangone, cui Beppe Sala - oggi sindaco, allora commissario di Expo - ha lasciato la rogna da sbrigare, alla fine a cedere, facendo prenotare biglietto e hotel cinque stelle anche per la Paturzo.
Malangone non aveva voluto affrontare il processo insieme a Maroni, aveva scelto il rito abbreviato ed era stato condannato a quattro mesi di carcere per induzione, ovvero per avere accolto a proprio vantaggio le pressioni del governatore. Ma dopo la condanna ha fatto ricorso in appello, assistito dall'avvocato Carlo Tremolada. E ieri la Corte presieduta da Guido Piffer lo assolve con formula piena.
Il processo a Maroni riprende oggi dopo la pausa estiva, e il colpo di scena avvenuto ieri ingombrerà l'aula. Certo, bisogna attendere le motivazioni della assoluzione di Malangone per capire appieno la loro portata: in teoria è possibile che i giudici abbiano considerato incolpevole il comportamento del solo Malangone, ma la formula della sentenza in tal caso sarebbe stata diversa. E così le aspettative dell'opposizione di centrosinistra, che sperava in uno sfratto per via giudiziaria di Maroni dal fantastico attico di Palazzo Lombardia, rischiano di dover raffreddarsi, anche se su Maroni pende anche un'altra accusa.
E non è l'unica
sconfitta che la Procura di Milano incassa ieri nelle sue indagini sulla Regione: dieci imputati, tra cui l'ex direttore generale Carlo Lucchina, accusato di turbativa d'asta per appalti sanitari, vengono assolti in blocco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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