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Le assunzioni nella scuola spaccano i giallorossi

Conte prova a mediare tra M5s e gli alleati. Renzi finge di apprezzare le aperture del premier

Le assunzioni nella scuola spaccano i giallorossi

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte allunga la mano (ai renziani) ma chiude il sacco. È già finita la luna di miele nella maggioranza. Al netto delle reciproche sviolinate pubbliche, la tregua salta sulla scuola. Lo scontro si consuma sulla proposta del ministro grillino dell'Istruzione Lucia Azzolina per i concorsi degli insegnanti. Da un lato, il Movimento 5 stelle, che sostiene pienamente il ministro, favorevole al reclutamento di insegnanti attraverso un concorso. Sull'altro fronte, Pd, Leu e Autonomie che in considerazione del quadro mutato in seguito alla pandemia, ritengono inopportuno e tecnicamente complicato far svolgere un concorso, per motivi di sicurezza per la salute. Pd, Leu e Autonomie hanno proposto un emendamento al Dl scuola per modificare la norma del dicembre scorso prevedendo, intanto, un'assunzione a tempo determinato, per titoli, degli insegnanti precari, per poi procedere alla fine dell'anno, quando la situazione epidemiologica dovrebbe essere cambiata, alla prova di esame. Ma il tempo stringe: il decreto deve essere convertito entro il 7 giugno. Non c'è intesa.

Ieri Conte ha convocato un vertice di maggioranza con il ministro Azzolina per trovare un punto di sintesi. Per ora l'unico compromesso tra renziani e resto della maggioranza è il salvataggio del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Dalla trattativa sulle nomine (commissioni, autority e ministeri) ai nodi politici (Mes, scuola, tasse), la partita resta apertissima. Gli ammiccamenti vanno avanti. Ieri il capo del governo ha spedito ai quotidiani (Corriere della Sera, Sole24ore, Messaggero) qualche polpetta in pasto ai renziani: ok al nuovo codice appalti semplificato, via libera al family act, apertura su taglio dell'Irap e sì al piano shock sulle opere pubbliche. Il leader di Iv Matteo Renzi ha apprezzato: «Il fatto che il premier Conte abbia pubblicamente riconosciuto l'importanza del piano shock delle infrastrutture, del family act, del tavolo sulla prescrizione e di tutte le battaglie che in questi mesi abbiamo fatto dimostra la fondatezza del nostro impegno. Ma adesso vogliamo concretizzare, tutti insieme. Se liberiamo 120 miliardi di euro sui cantieri, l'Italia potrà affrontare la crisi post-coronavirus in modo diverso. Il piano shock salverà migliaia di posti di lavoro», scrive nell'enews. Ma è solo un gioco delle parti. I nodi da sciogliere sono tanti. E soprattutto, ora su Conte si abbattono le preoccupazioni del Quirinale per una mina sociale pronta a esplodere. Per questi motivi Sergio Mattarella avrebbe manifestato al premier tutta la propria amarezza per le accuse in Aula del deputato grillino Riccardo Ricciardi alla Lega sulle morti per coronavirus. La paura è che un atteggiamento del genere possa portare ad un'escalation anche al di fuori delle aule parlamentari se la situazione economica dovesse farsi più critica. Con la tensione che sale nella piazza, dentro il Palazzo la luna di miele (finta) tra Conte e i renziani rischia già di saltare sul Mes. Conte resta fermo sul no grillino: «Possiamo fare a meno del Mes potendo sfruttare i 500 miliardi a fondo perduto indicati nella proposta Franco-tedesca. Un ottimo punto di partenza. Anche se ho invitato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ad essere ancora più ambiziosa», dice al Tg1. Ma Iv è per l'adesione al fondo salva-Stati. Terzo nodo: la partita sulle nomine. Il premier ha frenato sull'ipotesi di un mini-rimpasto: «È stato garantito a Italia Viva un riconoscimento politico sui temi». Renzi si accoda: «Non voglio un sottosegretario ma un cantiere in più».

Ma è il solito bluff renziano: Iv punta ad incassare almeno tre presidenze di commissioni più un ministero.

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