Nel nostro piccolo avevamo previsto che il Quarto Reich avrebbe trovato un compromesso per prolungare l'agonia della Grecia, e così sarà, salvo incidenti dell'ultima ora. Ciò che, invece, non potevamo immaginare è la sprovvedutezza del governo greco. Il quale, infatti, è riuscito a farsi del male (...)
(...) da solo in un modo che ha dell'incredibile. La storia è nota, benché non tutti ne abbiano compreso il senso, perché di senso logico non ne ha. Tsipras, un comunistello affetto da bullismo, dopo essersi fatto eleggere dal popolo beota promettendogli mari e monti, si è seduto al tavolo delle trattative, convinto di spaventare gli interlocutori dell'Ue. Non essendo stato capace di farlo, ha giocato la carta della disperazione, organizzando un referendum per sapere se la gente accettasse le condizioni capestro imposte dalla Merkel oppure no.
Il responso delle urne è stato netto: rifiutare ogni sacrificio - tagli e roba del genere - richiesto dalla cancelliera e soci in cambio di un altro ennesimo aiuto. A quel punto, il discorso doveva chiudersi. La Grecia avrebbe abbandonato l'Unione e l'euro. Al contrario, il negoziato è ripreso. Assurdo, ma vero: il premier ellenico, anziché fare proprie le indicazioni da egli stesso sollecitate ai cittadini attraverso il plebiscito, le ha completamente disattese e si è inchinato al diktat tedesco di segno opposto.
In sostanza, il giovane rivoluzionario di Atene ha accolto - spregiando la volontà del proprio popolo - l'ordine di sdraiarsi di fronte alle minacce di Berlino e dintorni. Sicché Tsipras - in conclusione - ha promosso il referendum non per adeguarsi all'esito del medesimo, in omaggio alle regole democratiche, bensì per agire contro di esse. Non si era mai visto nulla di simile. Ci è toccato assistere anche a questa anomalia che grida vendetta al cospetto di Pericle, tanto per adottare la retorica ereditata dal mondo classico. In sintesi: Tsipras è uno dei tanti demagoghi di sinistra che predica male e razzola peggio, degno compare degli amministratori europei, i quali, avendo prestato molti denari ad Atene, e non riuscendo a farseli restituire, hanno deliberato di prestargliene ancora parecchi (80 miliardi di euro), illudendosi che la capitale greca, in questa maniera, sarà in grado, chissà quando, di onorare addirittura gli impegni pregressi.
Siamo alla comica finale. Siccome tu, greco, non sei all'altezza di ridarmi i quattrini che ti ho elargito ieri, te ne consegno altri oggi persuaso che domani sarai pronto a rifondermi tutto. Paradossale. Frattanto, la Grecia continuerà a essere in deficit per una semplice ragione: essa spende per il proprio welfare più di quanto introiti tramite la fiscalità generale. Pertanto il suo disavanzo crescerà (e non calerà) con l'andare del tempo, per cui tra un anno o due saremo daccapo, ossia obbligati a finanziare di nuovo il governo ateniese per scongiurare il default del Paese. Non esiste alternativa, a meno che Tsipras non compia un miracolo: risanare l'economia. Il che è del tutto fantasioso, non foss'altro perché costui è un comunista, bravo cioè a spartire le risorse e totalmente inabile a procurarsele. La storia del socialismo reale insegna.
Adesso che accadrà? Tra alcuni giorni, firmato l'accordo, l'Ue sgancerà 80 miliardi di euro alla Grecia in aggiunta a quanti già le ha versato in passato (a fondo perduto), 40 dei quali scuciti dall'Italia che, ora, sarà chiamata a sborsarne altri benché abbia le casse vuote, esattamente come le tasche degli italiani.
Ecco il risultato di tutta questa manfrina. Noi, in bolletta marcia, ci sveneremo non solo per andare in soccorso della Grecia, ma anche per tenere in vita l'Ue e la moneta unica, quasi che questa non ci avesse già rovinato abbastanza.
D'altronde, la Germania non può fare a meno dell'euro, che le serve per dominare l'Europa; noi, utili idioti, le diamo una mano a realizzare il progetto, ignari che il Quarto Reich difende i propri interessi a danno dei nostri. In effetti, stiamo andando in malora. Come la Grecia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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