"Un attacco politico". I grillini ora vogliono la testa del Garante

Casaleggio e Di Maio contro Soro per la multa a Rousseau. La replica: si rivolgano al giudice

"Un attacco politico". I grillini ora vogliono la testa del Garante

La metamorfosi del MoVimento. Prima gridavano «onestà, onestà» ora respingono le accuse dicendosi vittime di «un attacco politico». Lo scontro a distanza tra Davide Casaleggio e Antonello Soro (nel tondo) è durissimo. Il Garante della Privacy ha comminato una multa da 50mila euro alla piattaforma Rousseau per «possibili alterazioni» dei risultati imputabili alla scarsa sicurezza della struttura. Una vulnerabilità che rimane secondo il Garante nonostante alcune correzioni già apportate al sistema. «Mi sembra chiaro sia un attacco politico», ribatte pronto il presidente dell'Associazione Rousseau soprattutto perché la notizia arriva proprio «nel giorno di una votazione importante anche se l'istruttoria andava avanti da mesi». Il figlio di Gianroberto, il fondatore di M5s insiste facendo notare come tutte le informazioni siano state date ai giornali con giorni di anticipo «prima che venissero comunicate alla persona interessata». Ma la pietra dello scandalo per Casaleggio è che a capo della Privacy ci sia un politico. «A capo dell'Authority della Privacy non può starci un ex capogruppo del Pd - attacca Casaleggio - Ma neanche un politico in generale. Deve essere un professionista che mantenga la propria autonomia».

La risposta di Soro non si fa attendere. «Non ho intenzione di fare polemica con alcuno, né ho bisogno di dimostrare la mia indipendenza di giudizio né quella delle mie colleghe nell'esercizio del mandato del Garante - replica Soro - Un'esperienza che nei sette anni passati si è misurata sul terreno della tutela dei diritti e del contrasto alla loro violazione. Ne fanno fede i provvedimenti per chiunque facilmente accessibili. Se il dottor Casaleggio ha rilievi da muovere può ricorrere, come previsto dalla legge, al giudice ordinario».

In cauda venenum. Nella nota di Soro, il veleno è nella coda quando allude alla possibilità per Casaleggio di fare ricorso e ricorda i suoi provvedimenti precedenti. Il Garante per la Privacy ha già multato l'associazione Rousseau per violazione dei dati personali dei cittadini, comminando in quel caso una sanzione amministrativa pari a 32mila euro. Eppure allora nessuno parlò di attacco politico in questi termini. Soro sembra anche alludere al fatto che allora Casaleggio non fece ricorso. Perché?

Evidentemente ora che M5s è al governo l'aria è cambiata. E infatti sulla vicenda interviene subito anche il vicepremier Luigi Di Maio che si affretta a ricordare che tra un paio di mesi la carica va rinnovata. «Tra le nomine in scadenza c'è quella del Garante della Privacy. Noi ci adopereremo per individuare una figura al di sopra di qualsiasi sospetto», dice Di Maio, che per essere ancora più chiaro aggiunge che «il sospetto è politico, anche perché il garante è del Pd».

Per il ministro dello Sviluppo «Quando ci multano per la seconda volta per un software che non abbiamo più, qualche dubbio ci viene». Ma è normale che Di Maio, il vicepremier, parli della multa a Casaleggio come se l'avesse ricevuta lui personalmente ovvero il governo? Forse è normale nel Paese delle meraviglie grilline ma in una democrazia sana no.

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