Milano - Più rimpatri dei clandestini, severità e integrazione per gestire l'immigrazione, controllo del territorio. E addio alla discutibile nozione di «microcriminalità»: ora si dirà «criminalità diffusa». Dopo gli strappi della gestione in capo ad Angelino Alfano, il nuovo inquilino del Viminale Marco Minniti prova a ricucire la trama della sicurezza. E lo fa partendo da Milano, dove in questura incontra gli agenti che a Sesto San Giovanni il 23 dicembre hanno fermato il killer di Berlino Anis Amr: «Stanno benissimo e sono molto motivati» garantisce uscendo dall'incontro in via Fatebenefratelli. Prima, in prefettura ha presieduto il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza con il governatore Roberto Maroni e il sindaco Beppe Sala.
Il presidente della Regione, leghista ed ex ministro degli Interni, concede al successore una forte apertura di credito: «Ci capisce, è attento, capace e determinato». Complimenti non casuali. Maroni, alla fine del vertice, assicura di aver ottenuto l'impegno a rafforzare i rimpatri dei clandestini, definendolo, «oltre che una buona notizia», «un passo importante nel contrasto all'immigrazione clandestina». E il reciproco impegno a collaborare non sembra dettato solo da spirito natalizio: «Ho apprezzato la sua disponibilità - dice - anzi l'impegno a coinvolgerci, cosa che il suo predecessore non ha mai fatto». Maroni spera che il governo accolga il documento approvato dalla Conferenza delle Regioni, a sua volta ispirato (5 punti su 7) al documento scritto con Veneto e Liguria. Il governatore lombardo punta alla firma del patto territoriale sulla sicurezza che giace da anni sulle scrivanie del Viminale. La Lombardia chiede da tempo al Governo di riconoscere alla polizia locale l'acceso allo «Sdi», ossia il sistema di indagine e il database del Viminale. «Abbiamo 9.000 agenti di polizia locale che eseguono ogni giorno centinaia di controlli stradali senza poter sapere se fermano un criminale o un potenziale terrorista» ha spiegato a suo tempo l'assessore alla Sicurezza Simona Bordonali. E a proposito di controllo del territorio, l'intervento di Sesto, per il ministro, «è stato assolutamente straordinario». «Non è una vicenda casuale - rimarca - è l'espressione di un sistema». Nessun collegamento, spiega, fra Amri e il tunisino espulso ieri a Brescia. Ma - assicura - quella di ieri è «un'espulsione importante, non è un personaggio qualsiasi». «C'era una fortissima potenzialità, ma non una fase in atto».
La minaccia è costante e concreta. «Siamo di fronte ad un'altissima imprevedibilità - ammette Minniti - e l'unico modo per evitare queste azioni è il controllo del territorio». Il ministro annuncia che sono allo studio, insieme al ministero per i Beni culturali, «due progetti pilota di riqualificazione intorno alle due grandi stazioni d'Italia, quella di Milano Centrale e quella di Roma Termini».
E questo perché, spiega, «siamo convinti che l'idea di sicurezza non è solo prevenzione e controllo del territorio, bensì anche vivibilità degli spazi e arredo urbano da raggiungere attraverso l'integrazione di più politiche».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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