È partita alla grande l'operazione riposizionamento politico per gli attori italiani, campioni di trasformismo a seconda del vento che tira da far impallidire le banderuole (d'altronde cambiare abito è il loro mestiere). Abituati a fiutare il pubblico per strappare il consenso, ci hanno messo tre secondi a capire che adesso conviene farsi vedere molto aperti verso i Cinque Stelle e la Lega (fosse mai che governano la Rai e prendono in mano il ministero della Cultura e pure i finanziamenti a teatri e cinema, meglio farseli amici). Anche se ciò comporta un triplo salto carpiato all'indietro.
Tipo Claudio Amendola, comunista con barca a vela in gara alla Rolex Cup, già amico di Rifondazione poi di Ingroia e di Leu, già presentatore al concertone dei compagni del Primo maggio, già nemico della Lega, ora invece trova che la Lega sia un ottimo partito e addirittura Salvini «il politico più capace degli ultimi vent'anni». Lo stesso Salvini che, sfottuto in un cortometraggio proprio da Amendola sotto lo slogan «Leghisti & Razzisti», rispose «Sono degli ignoranti, come il signor Claudio Amendola, con un ricco conto in banca, pontifica perché non ha un problema di casa popolare, di mutuo, di disoccupazione». Beh, adesso Amendola invece ammira molto Salvini perché «ha rappresentato gli operai, ha occupato il territorio in prima persona», e ovviamente si augura un governo Lega-M5s. La tendenza tra gli attori romani, sempre pronti a saltare sul carro dei vincitori, è augurarsi un governo M5s più però col Pd che con la Lega, avendo sempre loro orbitato attorno al Pd (Veltroni è sempre il dominus di quel mondo). Basta solo aspettare che facciano outing in qualche intervista (atteso al varco Celentano, già ammiratore di Grillo e pure di Salvini). D'altronde con un movimento fondato da un attore-comico, l'attrazione è anche comprensibile.
Un'importante testimonianza politica è già arrivata da Pif, attore siculo che si precipitò alla Leopolda di Renzi quando Renzi contava, e invece adesso è deluso e spinge, autorevolmente, per un asse di governo Pd e M5s (che, spiega, ha «varie anime, Di Battista è uno deluso dalla sinistra, Di Maio un moderato, non un estremista»). Un governo del Pif. Anche Muccino jr, che poi sarebbe Silvio, il fratello minore di Gabriele Muccino, ha dovuto amaramente confessare di aver abbandonato «dopo tanti anni» il caro Pd per i Cinque Stelle: «Per un sentimento di delusione, per mandare un messaggio: c'è bisogno di unitarietà, di un fronte comune». E pure lui però «scongiura disperatamente» un accordo Lega-M5s, che invece deve allearsi col Pd.
Folgorato sulla via della Casaleggio Associati è anche Ivano Marescotti, attore di lungo corso, un ruolo da leghista buzzurro e razzista nel film di Checco Zalone, sul palco ottiene prestigiosi premi ma con la politica ne azzecca poche. Si candidò alle europee con la Lista Tsipras, poi fallita, ora - da comunista doc - si è buttato su Di Maio e Fico. Non che sia un grillino convinto, però «tra i grillini, esiste una componente di sinistra. Sbagliano quelli che regalano il M5S alla destra o addirittura lo definiscono un partito fascista» spiega su Micromega, testata della sinistra ex girotondina che tifa per un accordo di governo Pd-M5s.
L'attore invece no, ma ancora meno per un governo Lega-M5s, «li inseguiremo coi forconi (i Cinque stelle, ndr), tradirebbero ciò che hanno promesso». I 5s hanno pure eletto alla Camera un attore, Nicola Acunzo, già nella serie tv La Squadra e numerosi film. Il M5s nuovo riferimento dello star system all'italiana? Sì, fino al prossimo cambio d'abito.
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