A lleato degli Usa sì, ma non per questo «Paese a sovranità limitata». Le rivelazioni sullo spionaggio degli 007 americani nei confronti dell'allora premier Silvio Berlusconi sono state ieri al centro dell'audizione al Copasir del sottosegretario con delega ai servizi. Marco Minniti ha parlato di un fatto «molto grave», assicurando che il governo italiano è determinato a chiedere spiegazioni agli Stati Uniti. Finora i nostri servizi non sospettavano che potessero essere sotto controllo cellulari e telefoni fissi di un nostro capo dell'esecutivo e dei suoi collaboratori, come invece è stato dimostrato dai file di WikiLeaks, pubblicati da La Repubblica.«Il governo - ha riferito il presidente del comitato parlamentare per la Sicurezza, Giacomo Stucchi - si sta muovendo e noi abbiamo spronato Minniti ad essere ancora più decisi e determinati. Sono cose che non devono capitare tra Paesi alleati. Non possiamo essere un Paese a sovranità limitata».Per il senatore della Lega bisogna capire «i motivi di questo comportamento e il contesto generale in cui si è svolta tutta l'operazione». Le clamorose intercettazioni, ha ricordato Stucchi, sono state rivelate grazie al fatto che l'ex tecnico della Cia «Edward Snowden nel 2013 si è rifugiato in Russia, portandosi dietro file fino a quella data».Allo scandalo il presidente americano Barack Obama risponde firmando una legge che estende la protezione della privacy dai cittadini americani a quelli stranieri dei Paesi alleati, ma è dal 2014, ricorda il presidente del Copasir, che l'amministrazione annuncia di voler cambiare indirizzo. «A noi - dice - interessa capire che cosa c'è all'interno della Nsa (National security agency, ndr) riguardo alle registrazioni effettuate contro rappresentanti del governo italiano».Al termine dell'incontro, in cui si è parlato anche del caso Abu Omar e dell'assassinio di Giulio Regeni, Stucchi ha anche detto che non ci sono novità sull'ufficio per la cyber-sicurezza, dopo le voci su una possibile nomina di Marco Carrai da parte del premier Matteo Renzi, «né su eventuali strumenti legislativi ad hoc».Mentre si tiene a Palazzo San Macuto l'audizione durata tre ore, Forza Italia protesta nell'aula della Camera contro l'esclusione dalla riunione del Copasir che riguarda le intercettazioni del suo leader. E annuncia che i deputati azzurri non parteciperanno al voto che si sta tenendo sul provvedimento che riguarda il conflitto d'interessi. Il giorno prima, il presidente del gruppo di Fi a Montecitorio Renato Brunetta aveva chiesto al governo, durante il question time, di avere trasparenza e informazione sull'allarmante vicenda e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi aveva assicurato che questo sarebbe avvenuto nelle sedi proprie. Il presidente della Camera Laura Boldrini e quello del Senato Pietro Grasso erano stati sollecitati a trovare il modo per assicurare la partecipazione di almeno uno dei componenti di Fi alla riunione del Copasir, ma questo non è avvenuto. «Sembra paradossale, inaccettabile - protesta Brunetta - che il partito che esprimeva quel governo sia escluso, per una serie di ragioni mai risolte, dal Comitato preposto alla sicurezza, ai servizi segreti.
I presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso, non hanno fatto nulla, il presidente della Commissione Stucchi non ha fatto nulla, i gruppi parlamentari fanno finta di non vedere, e noi siamo esclusi. A questo punto ci rivolgeremo anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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